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in cera del giovine Principe. Sembra che quest’assurda fantasia acquistasse credito nel popolo il quale affannoso mirava la salute di Carlo da qualche tempo illanguidire.»
Della scoperta di questa congiura diede avviso Madama Reale alla Città di Ceva, assicurandola dei sensi di sua riconoscenza per l’amore e fedeltà dimostratale in tale occorrenza. Così nel libro degli ordinati del 1648, N. 24, a carte 20.
Ritornando al convento degli Agostiniani diremo che con R. Patenti 13 marzo 1798 ne venne decretata la soppressione, e messe in vendita le cascine di sua spettanza.
Il convento colla chiesa e qualche fondo adiacente, fu poi venduto dal governo francese a certi signori Pietro Silvano e Pietro Boasso. A quest’ultimo toccò in parte la chiesa ed il convento, che furono da lui miseramente distrutti per trarre profitto dei materiali.
Questa distruzione richiama alla memoria una predizione fatta da un vecchio, laico Agostiniano ad un chierico Cevese, da cui l’apprese, lo scrittor di queste memorie, all’epoca che questo chierico fatto sacerdote trovatasi in età ottuagenaria.
Negli ultimi anni d’esistenza di questo convento, erasi talmente rilasciata la disciplina monastica da diventare oggetto di scandalo. Una sera questo buon laico venerando, per santità di costumi, avanti la porta della chiesa, disse sospirando allo stesso chierico: Oh se sapesse come vanno le cose in questo convento. Se andiamo avanti di questo passo, non resterà più di questo sacro chiostro, pietra su pietra. Cosi avvenne pur troppo.
Certo padre Giovanni Francesco Franco fu Giovanni Battista Nizzardo Agostiniano, per l’affezione che aveva alla sua religione, fece acquisto d’una porzione di questo convento, attigua all’attuale cimitero vi fece praticar un sotterraneo che dovea servirgli di sepolcro, con sopra una piccola cappella. Vi fu difatti sepolto li 3 ottobre 1825. Questo degno ministro del Signore lasciò di sè ottima fama presso i cittadini