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pietà con abolire la consuetudine o piuttosto l’abuso di distribuire i ceci nella festa di Pentescoste e decretò che tutti i redditi, e proventi di questa confreria fossero convertiti in fromento e castagne, da darsi a mutuo a persone povere, però sotto certe cautele e condizioni, come si praticò, di modo che si diedero ad imprestito 300 stara tra grano e castagne che furono registrati su d’apposito registro; questo fu portato via dall’impeto delle acque in un colla casa dove si custodiva, nel diluvio dell’anno scorso 1584 addì 6 di luglio, di modo che la maggior parte dei poveri che presero ad imprestito grano e castagne, non temendo la taccia d’ingrati, niegarono in tutto od in parte il loro debito e sino al giorno d’oggi non consegnarono che centocinquanta stara all’incirca, ed il restante si perde a grave danno della Confreria.

Decretò perciò (monsignor Peruzzi) che si avvertissero pubblicamente tutti quelli che avevano ricevuto a mutuo grano o castagne o che sapessero che altri avessero ricevuto di propalarlo fedelmente sotto pena della scomunica, da cui non potessero venir assolti, se non dopo un’integrale rivelazione.

Quindi pel buon regime della casa di detta Confreria o Monte di Pietà, decretò che per mano d’un pubblico Notaio, siano descritti in un libro mastro tutti i redditi di detto Monte, e gli aumenti qualunque; ma prima di tutto che si descrivesse ciò che possedeva in allora lo stesso Monte, non solo in beni stabili, ed in censi perpetui, ma ancora nella quantità di grano, e di castagne che trovavasi raccolta.

Il Monte di Pietà, possiedeva molti beni stabili che erano affittati per trentasei scudi. »

Finalmente decretò che i mutui si dovessero descrivere da un pubblico Notaio alla presenza di due testimoni colla debita cauzione, che infine d’ogni anno si dovesse rendere il conto all’autorità ecclesiastica, e che i proventi dei mutui