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7.° Ferrando marchese di Ceva per una vigna in Castellino, tre stara di vino bianco per le messe dei dì solenni fra l’anno.

8.° Pietro Chiavelli, per una pezza di terra che godeva nel Broglio, pagava soldi 20 pei ramolivi.

9.° La chiesa di S. Giovanni del Zerbo, per dieci giornate di bosco castagneto che godeva nel territorio di Ceva, doveva somministrare em. 12 castagne bianche nel giorno di S. Martino pel campanaro.

La stessa Chiesa in forza d’istromento 11 novembre 1388 rog. Buttini in Ceva doveva nel giorno di S. Giovanni pagare lo stipendio di due chierici tonsurati, e d’un Cappellano al servizio di questa chiesa.

10.° Antonio Sardo, un messale ed un camice in ogni anno.

11.° Vincenzo Pena doveva somministrare 6 emine di legumi, 6 di castagne e due misure di vino pei pellegrini che passavano per Ceva.

12.° Antonio Barberis doveva mantenere per sei mesi dell’anno il carbone pro taloneo quod tenetur in claustro majori prope sacristiam, e la legna necessaria per due chierici ed un Cappellano.

13.° Vincenzo Sartorio, libbre 20 d’olio d’olivo per la lampada nelle solennità.

14.° Giovanni Vigliasso, per una pezza di canapale presso i molini già propria della chiesa di S. Andrea ed ora della Collegiata, provvedeva le campane delle necessarie corde: Tenetur providere annuatim campanas S. Mariæ de funibus necessariis, e sei libbre di bambacio pro anima lampadarum.

15.° Finalmente il prevosto della parrocchia di S. Michele del marchesato di Ceva, doveva ogni anno venire ad assistere alle funzioni della Collegiata nel giorno dell’Assunzione di M. V. ed offerire all’arciprete una torchia di lib. 3 in signum clientelæ.