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Rinnovò il decreto già in altra visita emanato di tener quattro chierici tonsurati oltre il sacrestano, pel servigio della chiesa. Due da pagarsi dall’arciprete perchè investito del benefizio di S. Giovanni del Bosco, e gli altri da pagarsi in comune e proporzionatamente al reddito di ciascun canonico.

Ordinò pure che fosse fabbricata una casa attigua alla parrocchia per uso di chi aveva cura d’anime.

Si parlò della traslocazione della detta chiesa, ma attesa la gravezza della spesa si limitò il visitatore ad intimare al municipio di farvi le necessarie riparazioni sotto pena di ducento scudi d’oro da applicarsi alla medesima e della scomunica in subsidium.

Quantunque monsignor Peruzzi dichiarasse la sacrestia di questa Collegiata sprovvista di reddito, risulta però da un’antica carta, in data delli 27 maggio 1498 che sotto il regime dell’arciprete Robaldi aveva diritto alle seguenti prestazioni o canoni.

1.° Giovanni Trabucco, per una terra che possedeva ai Poggi doveva pagare ogni anno alla chiesa di S. Maria de Castro quattro stara di ottimo formento per le ostie e particole necessarie a detta chiesa.

2.° Matteo Leoni, per una vigna che godeva in Costa doveva somministrare sei stara di vino per la messa.

3.° Bernardo Vigliasso, per una casa che godeva nella contrada Franca, doveva provvedere nella novena dell’Assunta dieci libbre di cera bianca.

4.° Antonio Sardo, per un’altra casa che godeva nella stessa contrada, doveva provvedere ogni anno libbre diciotto d’olio per la lampada.

5.° La chiesa di S. Maria delle Grazie per fitto d’uno stabile, tre lire di storace e quattro d’incenso nella vigilia di Natale.

6.° Bernardino Mantileri, per una vigna in Prione, tre stara di vino ottimo per le messe dei dì festivi.