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Il capitolo aderì a queste proposizioni ed autorizzò il Vescovo a provvedere come meglio avrebbe creduto.

Allora il Vescovo stabilì definitivamente che la Chiesa coi beni parrocchiali di S. Andrea fossa eretta in canonicato. Che il canonico eligendo dovesse servir la Chiesa di S. Maria di Castello uniformandosi agli usi e statuti capitolari allora vigenti, ecc., ecc., e che la giurisdizione parrocchiale di S. Andrea passasse all’Arcipretura di S. Maria de Castro.

In seguito alla guerra che s’accese tra i Visconti e i Marchesi di Ceva, non si potè mandar ad effetto questa provvidenza se non dopo la cacciata dei Milanesi da Ceva in gennaio del 1356. In questo frattempo morì monsignor Avogadro, ed il di lui successore monsignor Lazzarino Fieschi di Lavagna mandò ad effetto quanto aveva deciso il suo antecessore.

D’allora in poi il canonicato di S. Andrea percevette la metà delle decime che si raccoglievano, unitamente all’arcipretura, ed ai tre canonicati di S. Pietro, S. Michele e santa Margarita e nel 1780, fu dietro raccorso del canonico Mina eretto dalla S. Sede in penitenzieria.

Il canonico Celestino Ceva di Lesegno, insigne benefattore di questa collegiata e che la servì in qualità di penitenziere pel corso d’anni 55, fece ristorare nel 1793 la parte dell’antica Chiesa che trovasi ancor unita alla cascina di S. Andrea, e vi fece apporre la seguente iscrizione:

Divo . Apostolo . Andreæ . vergente . Sæculo X .

Suburbanæ huius parœcicæ patrono animarum cura in divæ Mariæ intra urbem translata ecclesia cum prædiis et iuribus erecta in canonicatum anno MCCCXXXVIII. Pœnitentiariæ titulo insignitum anno 1780. Petrus Cœlestinus ex Marchionibus Cevæ, et dominis Lisigni canonicus pœnitentiarius pristinæ ædi vetustate collabente longevoque iamdiu interdicto obnoxiæ, ne tutelaris patroni memoria in suburbio deperderetur hoc sacellum suffecit an. MDCCXCIII.