Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/18

18

bilis.... hostiles incursus quos civitas nequit, arcis munitione repelluntur etc..... » 1.

Vale a dire, se tu ami di conoscere una città insigne fra le antiche, dà uno sguardo a Ceva capitale d’un preclarissimo Marchesato. Questa madre fecondissima di Marchesi, è commendabile per pietà verso Dio, e per fedeltà verso il principe. Gli ostili assalti che la Città non può respingere vengono respinti dal presidio della sua fortezza, ecc.

Nel teatro Piemontese stampato da Gio. Bleau in Amsterdam l’anno 1682, si vede la pianta di Ceva miniata con particolar maestria e vi si legge un lungo articolo descrittivo di questa Città, che fu poi ricopiato con poche variazioni dal professore Vincenzo Malacarne nell’Elogium Cebae, stampato in Pavia nel 1792. Per non ripetere cose dette altrove daremo qui tradotto in italiano la sola descrizione topografica di Ceva, ivi scritta in latino elegante anzi che no.

« In sul confine de’ Liguri Stazielli tra l’Apennino ed il Tanaro, ed al lato boreale delle alpi marittime in un piano circondato da colli ameni e sulla destra riva del suddetto fiume è situata la città di Ceva già capitale di celebratissimo Marchesato; sottoposta una volta al dominio dei sig. di Saluzzo, quindi degli Asteggiani, ed al presente, degli invitti Re Sabaudi.

Già nota Plinio questa Città per la fertilità del suolo, e mitezza del clima, non che per l’industria, e traffichi degli abitanti e di tutto abbondantemente provvista. Trovasi in essa gran copia di generosi vini, di castagne, e di tartuffi, di eccellente fragranza e sapore.

Posta quasi a metà strada tra Mondovì e Savona, gode Ceva dei vantaggi d’un vivo commercio per la gran copia di derrate d’ogni genere che dal mare si tragittano al

  1. Synodus quarta historialis S. Albensis ecclesiæ etc. Carmanioliæ typis Bernardini Columnæ 1658 in 4. a pag. 298.