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Il secondo fu quello del nome SS. di Maria, reso vacante per la morte del signor canonico D. Giuseppe Bergallo, avvenuta li 18 agosto 1811. Fu questo surrogato da quello di S. Leonardo, come da decreto vescovile 28 dicembre 1826.

Con dispaccio della R. Segreteria di Stato, fu annunziato al signor Vicario capitolare di Mondovì, che S. M. Carlo Felice, con R. Decreto delli 7 settembre 1822, ristabiliva la già soppressa collegiata di Ceva, con che il numero dei canonici da dodici fosse ridotto a dieci, lasciando due prebende incorporate all’arcipretura a titolo di congrua.

I canonicati eretti dopo la soppressione suddetta ed il ristabilimento della collegiata per parte del re di Sardegna, sono due:

Il primo, quello che porta il titolo di M. V. del Buon Consiglio, fondato dal fu signor D. Bartolomeo Galliano di Mombarcaro con istrumento 19 aprile 1827, rogato Vassallo cancelliere vescovile in Mondovì.

Il secondo intitolato a S. Giuseppe, eretto dal signor D. Giuseppe Boeris da Mondovì con istromento 18 ottobre 1836 rogato Vassallo da Mondovì.

Gli antichi canonici di Ceva non avevano altra distinzione che l’almuzia con cotta. Nel 1757 si ottenne dalla S. Sede per bolle pontificie di Benedetto XIV delli 14 febbraio la facoltà d’indossare la cappa magna di color violaceo col rocchetto canonicale per l’estate, e per l’inverno d’armellino con macchie cinericcie. Queste bolle costarono ai canonici 358 scudi Romani. Per formar questa somma s’ottenne dalla stessa S. Sede la facoltà di servirsi del capitale di lire antiche di Piemonte 850 legate da D. Vittichindo di Savoia, con obbligo di Messe lette 128, da celebrarsi nella collegiata, e di lire 150 legate da D. Silvestro Bugnardi per tre anniversarii semplici. I canonici ricorrenti si obbligarono in perpetuo dell’adempimento gratis di tali legati.

A vece del colore violaceo i canonici usarono cappa di color rosso, ma monsignor Vagnone Vescovo d’Alba nella sua