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L’arciprete più antico di cui siasi conservato il nome si è certo Enrico che viveva nel 1241, e di cui si parla in una convenzione stipulata li 5 maggio del medesimo anno tra lui, il converso Fra Giacomo dell’Abazia di Pinerolo, ed il Manescalco di Ceva riguardo ad una pezza campo della Chiesa di S. Andrea, posta nelle vicinanze del fossato Cherironzo.

Il secondo Arciprete di cui si serba memoria è l’arciprete Bernardino, vicario generale del Vescovo d’Alba per la Città e Vicaria di Ceva. Quest’Arciprete nel 1387, fu scelto per arbitro con certo Ghione di Ceva, per comporre una differenza insorta tra il signor Girardo Marchese di Ceva, signor di Priero, e quel comune di cui era Sindaco Giovanni Zoppo.

Il di lui successore in quest’arcipretura fu l’ex Francescano Raffaele dei marchesi di Ceva, che fu, come si disse altrove, vescovo d’Asti nel 1495, quindi di Melfi nel regno di Napoli, ritenendo l’arcipretura a titolo di commenda.

Nel 1498 vi succedette D. Robaldi, che ebbe per successore nel 1506 l’arciprete Francolino.

Vengono dopo tre della famiglia marchionale di Ceva, cioè Carlo Ceva ex Francescano nel 1519, Alessandro Ceva nel 1568, e Roberto Ceva 1588.

Loro successe nel 1601 l’arciprete Travaglio da Bossolasco, e nel 1625 l’arciprete Paolino, e quindi l’arciprete Ippolito Derossi patrizio Cebano e zio di monsignor Derossi vescovo d’Alessandria e morto li 3 giugno 1677.

Nel terzo sinodo tenuto in Cortemiglia da monsignor Brizio nel 1652 a motivo delle guerre che infestavano la città di Alba, l’arciprete Derossi fu nominato esaminatore sinodale ed ebbe l’onore di celebrar la Messa a quel venerando consesso il terzo giorno delle adunanze essendo stata celebrata la prima da monsignor vescovo, e la seconda dal canonico arcidiacono della cattedrale d’Alba.

Nel sinodo quarto istorico dello stesso monsignor Brizio tenuto in Alba nel 1658 li 19 febbraio vien di nuovo