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Due degl’infanti neonati erano femmine, ed uno maschio. Alla primogenita fu imposto il nome di Marianna, al secondogenito di Benedetto, ed alla terza di Elisabetta.

Tre anni passò il Marenco in Savona nell’esercizio dell’affidatagli carica e si guadagnò l’amore e la stima dei più ragguardevoli fra quei cittadini; ma l’aria del mare riuscì fatale alla sua già abitualmente cagionevole salute. Sorpreso da una terribile malattia che l’arte medica non potè frenare alle ore nove di mattina del giorno 20 settembre 1846, munito di tutti i conforti della religione rese l’anima a Dio, e così si spense in Lui una gloria di Ceva ed un esimio cultore delle italiane lettere.

La salma di Lui fu trasportata a Ceva, dove se le rinnovarono solenni esequie dai mesti suoi concittadini, e sepolta nell’interno della Chiesa mortuaria di S. Agostino. Vi si legge il seguente epitafio, dettato da uno dei suoi figli.

« A . Carlo . Marenco . da . Ceva . alto . e . potente . scrittore .
di . Tragedie . nato . in . Cassolo . di . Lomellina . a .
dì . 30 . maggio . 1800 . morto . in . Savona . a dì .
20 . settembre . 1846 . sepolto . nella . Città . da . cui .
fu . detto . e . da . cui . ebbe . gli . studi. e . l’ingegno .

La . Vedova . ed . i . figli. »


Questa morte immatura ed inaspettata fece una ben dolorosa impressione sull’animo degli scienziati che trovavansi in quei dì raccolti in Genova molti dei quali avevano particolari relazioni coll’illustre defunto, e tutti lo conoscevano per fama: nel giorno 47 dal suo trapasso si fece per cura dei suoi amici ed ammiratori un solenne funerale in Savona in cui il padre G. Solari delle scuole pie recitò una dotta ed elegante funebre orazione in lode del celebre Marenco che fu pubblicata in quella città dalla tipografia Rossi.

Giornali e nazionali ed esteri ne fecero onorevolissima menzione, e ne lamentarono la perdita.

Il suo amico cavaliere Paravia professore di eloquenza italiana nell’Università di Torino nella sua orazione inaugu-