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CAPO XXVI.
Eccoci finalmente giunti al punto di poter pagar un tributo d’amicizia e d’omaggio alla memoria sempre cara e non mai peritura del Tragico di Ceva Carlo Marenco, che una troppo immatura morte rapì all’amor della famiglia, della patria, degli amici, e di tutta Italia.
Raccolsi quante memorie potei di questo mio illustre amico, ma mi vedo ben lontano dal poterne tessere una condegna biografia: arduo cimento a cui s’accingerà col tempo più dotto ed elegante scrittore, pago io d’avergli qui somministrato i necessarii materiali ricavati da fonti autentici e sicuri.
Nacque Carlo Marenco in Cassolo o Cassolnovo provincia di Lomellina diocesi di Vigevano il primo maggio 1800 dai signori Lazzaro ed Ippolita Bassi di Ceva, coniugi Marenco colà domiciliati per cagion d’impiego.
Portato ancor bambino in Ceva, sua patria, fu avviato dalla sua tenera età alla carriera degli studii, e vi fece sì rapidi progressi che all’età di 10 anni fu ammesso con lode alla classe di rettorica.
Sotto l’insegnamento di Pietro Fecchini che Lui chiamava amorosissimo Maestro, imparò a conoscere e ad amare i classici latini collo studio dei quali diede il primo sviluppo al precoce suo ingegno.