Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
135 |
vincere, e di conciliarsi i suoi nemici, ed il 25 giugno 1297 dettò la pace a Mondovì che aveva dato ricetto ai suoi avversarii 1.
Riconobbe il territorio di quel comune nelle ville, e nei castelli di Torre, Roburento, Montalto, Frabosa, Roccaforte, Villanova, Vasco, S. Biagio, Rocca de’ Baldi, Carrù, Carassone, e gli rilasciò i prigionieri ed i carcerati, ma gl’impose per patto essenziale di esiliare dalle sue terre i marchesi Oddone e Francesco di Cravesana, il marchese Guglielmo di Ceva, e i figliuoli di lui Benedetto e Lancia, con tutti i suoi vassalli, i signori di Monasterolo e di Ormea, i signori Leone e Oddone di Battifollo, i signori Leone e fratelli di Scagnello, i signori di Massimino e di Pornasio, Monaco di Nuceto e di lui fratelli, Gioanni Scarella ed Antonio di Cusio, ingiunse infine, che gli uomini di Mondovì detti allora talvolta quei del Monte non potessero allearsi coi Bressani.
Per mezzo di vittorie, di alleanze e di compre riuscì al Giorgio Nano di terminare alfine una guerra civile di quasi trent’anni, ma gli ultimi anni di sua vita furono travagliati da gravi sollecitudini e da triste vicende, e dopo la sua morte le condizioni del marchesato di Ceva andarono sempre peggiorando.
Il di lui figlio Giorgio III, capitano generale dei Guelfi
- ↑ A quest’epoca fissa il Bonardo citato dall’egregio Tommaso Canavese autore del Memoriale istorico di Mondovì, dato alle stampe nel 1851, un curioso aneddoto che può dirsi più romantico che istorico, ma che non lascia di riuscir interessante. Si tratta di una certa « Romanisia bella, nobile e valorosa giovine erede di grandi beni, e per le sue rare qualità da molti desiderata. Era sua passione di far prodezza in armi, epperciò vestita da guerriero armata e sconosciuta recavasi ai combattimenti.
Si erano invaghiti di lei Leone di Ceva figlio del marchese Nano, Bianco Bressano e Selferro di Montaldo, che guerreggiavano nelle vicinanze di Ceva. (Vedi per quel che segue il citato Memoriale storico pag. 53, 54, 55.) Questa Romanisia fu fatta prigioniera di guerra sul ponte di Broglio. Nel mentre che essa stava per passarlo, giunta sotto la torre trovò la saracinesca calata e dovette arrendersi a discrezione. »