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anche a quello di confessore di S. A. se non ne fosse stato dissuaso dai grandi di corte, e dagli stessi suoi correligiosi.
Carico d’anni e di meriti, cessò di vivere in concetto di santità questo venerabile solitario addì 16 ottobre 1612. Furono splendidi i suoi funerali per la parte che vi prese il duca, il quale vi spedì gran numero di cavalieri ad accompagnarne il feretro. Fu sepolto nanti l’altare maggiore dell’eremo.
Molte furono le mortuarie iscrizioni che si apposero o sulla tomba, o ai piedi della statua statagli eretta, o sotto i ritratti, uno dei quali volle nelle sue stanze il duca Carlo Emmanuele.
Per la sua tomba ne compose una il celebre letterato milanese D. Valeriano Castiglione monaco Cassinese, che rivela lo stile dei suoi tempi, e che pel giuoco di parole, di cui è composta, merita d’esser qui riportata:
D. O. M.
Clausus diu jacui
Diutius hic claudendus jaceo
Resurrectionem expectans
Cella stetit mihi pro Coelo
Coelestia cum meditabar
Stetit et pro sepulchro
Mortis cogitatio dum me tenebat
Sepulchrum nunc verius me habet
Eremi erectorem eremitarum rectorem
Sub lapide ne sim ignotus
Lapis hic me fecit notum
Alexander sum a Ceva
Silentiosus vixi; viator tace
- ↑ Traduzione della suddetta Inscrizione:
A Dio Ottimo Massimo
Vissuto qui molti anni chiuso, chiuso vi giacerò per tempo più lungo aspettandovi la risurrezione.