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e confuso fra chierici, lezioni ricevere di sacra facoltà. » Conseguita la laurea dottorale, fu promosso agli ordini sacri e chiamato da monsignor Ignazio della Chiesa di Roddi vescovo di Casale a suo vicario generale, sostenne con decoro a bene della diocesi questa luminosa carica pel corso di 10 anni. Fu in intima relazione col conte Riccardi Spirito, guardasigilli di S. M., col conte Costanzo Celebrini, presidente del Senato di Torino, col cardinale Alberto Guidoboni Cavalchini, con monsignor Francesco Felice Amadei, uditore in Roma della S. Ruota, e col padre Lorenzo Ganganelli, minor conventuale di S. Francesco che insegnò teologia in Milano, e che esaltato al sommo pontificato sotto il nome di Clemente XIV, continuava a chiamar suo amico monsignor Derossi.

Per parte del sullodato cardinale Cavalchini gli fu offerto il vescovado di Novara che rifiutò, dovette però cedere alle instanze del re Carlo Emmanuele III, ed accettare nel 1757 il vescovado d’Alessandria.

Governò con somma prudenza e zelo infaticabile quella cospicua diocesi per lo spazio di circa 30 anni essendo morto li 21 maggio del 1786, e molte opere insigni ricordano tuttora la di lui generosità.

Ristorò ed arricchì di sacri arredi la chiesa collegiale di S. Perpetuo di Solero, le chiese parrocchiali di Lobbi, di Cassina grossa, della Valle delle grazie, della Spinetta, di Casal Cermelli, di Carentino, e della Valle di S. Bartolomeo, per le quali impiegò del proprio ingenti somme.

Eresse la nuova collegiata dedicata a Maria santissima ed impiegò del proprio lire diecimila nella fabbrica e dipintura di quella Chiesa.

Ampliò il Seminario, v’istituì l’opera pia degli esercizi spirituali pei quali fece un fondo di ll. 4400.

Nel 1773 in seguito della soppressione dei Gesuiti ottenne dal re Vittorio Amedeo III, che la copiosa libreria di cui erano al possesso in Alessandria fosse unita a quella del Seminario, ed affinchè l’una e l’altra fossero fatte di pub-