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copisti, e che in luogo di Placentiam legger deesi per Rhætiam. I Franchi dunque condotti da Cedrino, mentre Andualdo scendeva nel Milanese, volgendosi a sinistra per la Rezia, cioè per la Valtellina, e Val di Non vennero a Trento, ed indi per la valle piana s’inoltrarono fino a Verona.

Dieci furono i castelli, che i Franchi distrussero nel territorio di Trento, due nella Valsugana, ed uno nel Veronese. Lo storico nomina distintamente i castelli distrutti nel Trentino; poichè nel tessere la sua storia egli ebbe sotto gli occhi quella dell’Abate Secondo da Trento, che colla maggior diligenza avevali espressi, e che scrisse succintamente la storia de’ Longobardi fino a’ tempi suoi, storia ora perduta ma letta dal Diacono, e più volte da lui citata. Nomina autem, continua egli, castrorum, quæ diruerunt in territorio Tridentíno, ista sunt, Tesana, Maletum, Semiana, Appianum, Fagitana, Cimbra, Vitianum, Brentonicum, Volenes, Ennemase, et duo in Alsuca, et unum in Verona. Fra tutti i castelli qui nominati niuno conservò sì bene il proprio nome quanto Maleto, Cembra, Vezzano, e Brentonico. La terra chiamata nel volgar dialetto Malè chiamasi anche oggidì in latino Maletum, e si veggono tutt’ora presso di essa le vestigia d’un antico diroccato castello. Viene chiamata in italiano dal volgo Malè, come chiamasi anche Roverè, Nogarè, che in latino diconsi Roboretum,