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ed in essa acquistò tanta fama, che, giunta all’orecchio del cardinale Bernardo Clesio Vescovo e Principe di Trento lo indusse ad invitarlo alla sua corte. Il Mattioli però ivi si trattenne per poco. Troppo era in lui vivo il trasporto per un soggiorno campestre a fine di poter disaminare a suo agio qualunque sorta di vegetabili. Quindi coll’assenso del Cardinale ei si portò a dimorar per più anni nella non lontana valle d’Anaunia, ove fu il curator non sol degl’infermi, ma eziandio il benefattore ed il padre di quelle popolazioni, le quali lo amarono teneramente, e sinceramente lo piansero, quando da loro si dipartì. I suoi Commentarj sopra Dioscoride furono tradotti, dice il citato autore, in quasi tutte le lingue d’Europa, la quale non ebbe che una lingua per collocare quest’opera tra i più pregevoli parti dell’umano ingegno.

In un libro, che porta il titolo ben improprio di Biblioteca tirolese di Jacopo Tartarotti, e da Domenico Todeschini Prete Perginese di giunte e note molto accresciuta stampato in Venezia l’anno 1777 io leggo citati in gran numeroi i nomi di varj scrittori Anauniensi, ma che io non oserei porre nel numero d’uomini di lettere, e di scrittori, i quali abbian diritto d’esser tramandati alla memoria de’ posteri. D’un solo di essi parmi, che far si possa menzione, cioè del Padre Giovenale Cappuccino. Egli ebbe i suoi natali