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pugnazione fatta dagl’insorgenti del castello di Corredo, e de’ tristi avvenimenti, che quella sollevazione accompagnarono. Da questo scritto rilevasi chiaramente, non esser vero, come scrive il Pincio, che Nauniæ et Solis Valles ab Ecclesia tridentina descivere ad Archiducem Austriæ Sigismundum; poichè essi non volevano la signorìa nè dell’uno nè dell’altro, ma intendevano di porsi in libertà, e reggersi a popolo ossia a repubblica. Vi si vede pure essere avvenuto ciò che avvenir suole in tutte le insurrezioni popolari, cioè le arti, con cui i Demagoghi ingannano e seducono la moltitudine colle lusinghiere promesse d’indipendenza e di libertà, quando le vere lor mire sono soltanto quelle di profittar del disordine e d’ottenere per se i pubblici posti ed impieghi. Vi si vede pure lo sfogo di private inimicizie, e di odj e vendette contro quelli, che non seguivano il lor partito, e quindi uccisioni e saccheggi. I capi della sollevazione per animare il popolo a continuare l’impresa gli ponevan in vista l’esempio del Cantone di Svit nella Svizzera, il quale sebbene non avesse, com’essi dicevano, tanta forza, quanta ne aveva il paese dell’Anaunia, pure era riuscito col suo coraggio a conquistare la libertà: ma essi non riflettevano che ben diverse erano le circostanze de’ tempi e de’ luoghi. Il popolo dell’Anaunia non avrebbe mai potuto sostenersi contro le forze riunite del proprio Principe,