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citava quindi cogli altri popoli un considerabile traiffico e commercio. E tal era forse lo stato avventuroso d’opulenza e di prosperità, a cui essa era salita in quel tempo coll’agricoltura, colle arti, e col commercio, che l’egual non godette più forse in tutti i secoli posteriori. Nè sono già queste vane congetture; poichè abbiamo i monumenti testè accennati, e perchè tutta la storia attesta, che tal era generalmente lo stato di tutti i popoli soggetti all’impero di Roma.

Ma ritornando alla maraviglia del nostro autore, perchè sì tardo sia penetrata la luce del Vangelo nell’Anaunia, egli ha tanto minor ragione di maravigliarsene, quantochè disse prima egli medesimo, e gli Atti di S. Vigilio attestano, che questa luce non era penetrata nè pure nella massima parte dei villaggi intorno alla città di Trento, e nè pure nelle campagne del Veronese e del Bresciano, ove S. Vigilio predicò, e convertì molti popoli. Gli Atti di questo Santo, che sono in un codice capitolar di Verona, dicono che maxima pars populi extra Civitatem (Tridenti) per rura adhuc diabolicis institutis tenebatur adstricta, e più sotto si legge, che S. Vigilio ultra triginta fundavit ecclesias. Se dunque la massima parte del popolo fuori della città di Trento e nelle vicine campagne adorava ancora gl’idoli, se gl’idoli si adoravan pure nelle campagne del Veronese, e del Bresciano, perchè maravigliarsi, che la