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il popolo, ma egli solo aveva il diritto della sovranità sopra Trento in virtù delle cessioni e rinunzie dei due Vescovi Egnone ed Enrico, ed egli solo ne era il legittimo signore. Il Vescovo Giorgio visse per più anni esule dal suo Stato in estero paese; ma apertosi nell’anno 1414 il Concilio generale di Costanza convocato per dar pace alla Chiesa, e porre fine allo scisma, che affliggevala da lungo tempo, il Vescovo Giorgio vi si portò personalmente, ed al medesimo rappresentò l’occupazione del suo Vescovato fatta dall’Arciduca Federico implorando contro di lui l’autorità e la protezione del Concilio. Il Concìlio accolse favorevolmente le di lui dimande, ed ordinò al Vescovo di Lodi di scrivere in suo nome a Pietro di Sporo, a Simone ed Erasmo di Thonno, ad Aliprando di Cles, e ad altri Signori della Naunia in favore del Vescovo Giorgio una lettera del seguente tenore: «dandam ipsis operam esse, ut Fridericus cum illo in gratiam redeat, et Ecclesiam illi suam male affectam restituat: ea in re, si quod sui officii est, fecerint, id Deo Opt. Max. et Synodi Patribus Ecclesiam Dei repræsentatibus gratissimum fore, sin minus pro conservanda Ecclesiæ tranquillitate se etsi cum animi dolore processuros.» Questa lettera leggesi per intero nel libro Monumenta Ecclesiæ Tridentinæ. pag. 125; ma continuando tuttavia l’Arciduca Federico a tener in suo potere il paese occu-