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minuivano la sovranità del Principe Vescovo; perchè ogni autorità e giurisdizione de’ Magistrati era sempre soggetta all’autorità superiore del Principe, e se mai essi nell’esercizio de’ loro diritti abusato ne avessero, qualunque abuso di autorità, che fosse avvenuto, veniva dalla superiore podestà del Principe o del suo Consiglio riformato o corretto. Tal era la costituzione politica di Trento, e tale la forma del suo governo non già dispotico ed arbitrario, ma governo monarchico saggiamente temperato e moderato, nel quale la sovrana autorità del Principe annodavasi felicemente co’ diritti e colle legittime libertà de’ sudditi.

Al Consiglio aulico di Trento presedeva personalmente il Principe Vescovo, ed in sua assenza il Cancelliere aulico. In esso trattavansi e decidevansi tutti gli affari di stato o di governo, ed esso era pure il tribunale supremo in tutte le cause civili e criminali, non meno che politiche o economiche di qualunque genere. Il Principe sedeva sotto baldachino, e dirimpetto a lui ed alla sua tavola sedeva il Cancelliere aulico, il quale leggeva tutti i dispacci e tutte le suppliche, che venivano presentate, e a tutte dettava dopo aver udito il parer del Consiglio il conveniente rescritto. Alla destra del Principe sedevano ad un’altra tavola il Decano del Capitolo, i Canonici Consiglieri aulici, e due Secretarj. Alla sinistra sedevano ad un’altra tavola il Capitano della città ed i Consiglieri