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vevano ogni dì recitare. I tempi infelici, che trascorsero anche finito il regno de’ Longobardi, agitati sempre da guerre continue, e da intestine turbolenze e discordie, esser non potevano punto favorevoli ai progressi dello spirito umano. È impossibile, che gli uomini prendano a coltivare le scienze e le arti, e a ringentilire i loro costumi, quando non godano d’uno stato di tranquillità e di pace. Queste però dense tenebre, in cui è stata per sì lungo tempo avvolta l’Italia con tutta l'Europa, dileguaronsi in fine, e nel decimoterzo e decimoquarto secolo comparvero que’ primi raggi di luce, che ognor più aumentandosi ne’ seguenti secoli hanno finalmente condotto il giorno chiarissimo, di cui oggi godiamo. Quindi anche fra noi dopo il risorgimento delle lettere in Italia disparve gradatamente l’antica rozzezza ed ignoranza, ed anche fra noi si coltivarono ne’ secoli decimoquinto e decimosesto le scienze e le lettere. Lo studio della giurisprudenza romana, dacchè cominciò a fiorire in Italia, fiorì pure egualmente nel nostro paese, ed essendo questo il diritto comune, secondo il quale dovevasi in tutti i tribunali amministrar la giustizia, sorsero anche fra nostri, e si segnalarono dotti giureconsulti massime nel secolo decimosesto e seguenti. Fiorirono pure nello stesso secolo eccellenti dottori in medicina, quali furono i Dottori Guarinoni e Roveretti di Trento, il Dottor Passi di Pressano, che