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di Roveredo. In tale stato di cose Francesco Felice spedì alla Corte di Vienna come suo Inviato Monsignor Passi suo Suffraganeo e Preposito della Cattedrale, che agli altri pregi, di cui era adorno, univa pur quello d’una somma destrezza e sagacità nel maneggio dei pubblici affari. Monsignor Passi recatosi in Vienna presentò a sua Maestà l’Imperatrice Regina Maria Teresa una rispettosa memoria, in cui erano esposte le ragioni, per le quali il Principe Vescovo di Trento erasi veduto costretto dai doveri più sacri dell’episcopale suo ministero a lanciare contro la chiesa parrocchiale di Roveredo l’Interdetto, di cui trattavasi. Dopo essere stato in Vienna nuovamente discusso quest’affare quell’immortale Sovrana ordinò, che il busto di Tartarotti sia levato dalla chiesa, in cui ritrovavasi, e trasportato colla iscrizione appostavi nel Palazzo pretorio di Roveredo, ed ivi in conveniente luogo collocato: che ciò fatto il Principe Vescovo liberi la chiesa parrocchiale dall’Interdetto, e vengano poi al medesimo restituite, tolto ogni sequestro, le rendite, ch’ei possedeva nel territorio austriaco. Tale fu l’esito di questo memorabile avvenimento, il quale, se fu un compiuto trionfo pel Vescovo Principe Francesco Felice, fu però ad un tempo stesso pienamente onorevole per la città pure di Roveredo.