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180 | memorie storiche della città |
tera comparve alla luce, ella movesse l’indegnazione della città tutta, e del suo Principe Francesco Felice. Esaminato e discusso l’affare nell’Eccelso Consiglio aulico si pronunziò da questo tribunale un decreto ordinante, che il libro o la lettera, di cui parliamo, debba essere pubblicamente abbruciata per mano del carnefice. In conseguenza di questo decreto fu innalzato nella piazza del Duomo un gran palco, su cui salito il carnefice, e preso per mano il libro, e strappando da esso tutte le pagine ad una ad una tutte le consegnò alle fiamme gettandole nel rogo, che a quest’oggetto ivi era acceso, tra le acclamazioni e gli applausi del popolo, che in folla era accorso a questo nuovo spettacolo.
L’Abbate Tartarotti trovavasi allora gravemente infermo, e morì pure poco dopo; ma si ebbe cura, ch’ei non venisse punto a sapere ciò che contro di lui erasi fatto in Trento. Allorchè scrisse e pubblicò quel libro, egli era di mal umore contro Trento per varie cagioni, ch’è inutile il qui riferire, e diede con esso una prova della debolezza umana, nè mancano già esempi d’altri scrittori per altro commendevolissimi, che cedendo al risentimento dell’animo ascoltarono più le voci della passione che quelle del vero.
Morì il Tartarotti in Roveredo nel mese di Maggio 1761 nell’età di soli anni cinquantacinque. Il Consiglio civico della sua patria gli decretò dopo morte solenni pubblici fu-