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druzzo. Qual conto dunque dovrà farsi delle parole di Natale de' Conti, che niuna prova e niuna testimonianza adduce di ciò che temerariamente asserisce? Troppo è noto, quanto sia facile, che uno scrittore si lasci trasportare dalla brama di piacere a’ suoi leggitori con pungere e motteggiare anche i personaggi più illustri. Dice Tacito: «Obtrectatio et livor pronis auribus accipiuntur, quíppe adulationi fædum crimen servitutis, malignitati falsa species libertatis inest.»

Dalle cose fin qui dette bastantemente apparisce, quanto a torto l’Abbate Tartarotti abbia osato chiamare col nome di Midollonaccio il Cardinale Cristoforo Madruzzo. Aggiungasi a tutto questo, che il nostro Cardinale godeva la stima nel più alto grado dell’Imperator Carlo V., e del Re Filippo suo figlio avvedutissimi conoscitori delle persone e del loro merito: che a lui fu affidata in difficili tempi l’importantissima carica di Governator di Milano: ch’egli godeva eziandio la più grande stima dei Sommi Pontefici, de’ quali fu più volte Legato a latere, e che morì Legato della Marca d’Ancona: che in fine egli fu incontrastabilmente e pel sapere e per le più eminenti doti uno de’ più insigni ed esimi personaggi del suo secolo. Nella mentovata Lettera d’un Giornalista d’Italia l’Abbate Tartarotti molte altre cose disse, e sparse qua e là in dispregio della città di Trento, e non è maraviglia, se, allorchè questa Let-