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da’ suoi giocolieri, e non cercando anche in essa che trastulli e solazzi. La disciplina ecclesiastica era in tale stato di cose sommamente decaduta, e molti e gravi erano i disordini e gli inconvenienti, che vi si vedevano. Il suo Vicario generale era il Canonico Pantaleone Borzi, uomo erudito e dotto nelle latine e toscane lettere, il quale lasciò sebbene inedite e non stampate varie eccellenti produzioni del suo sapere; ma egli non potea porre riparo ai traviamenti del suo Signore. Malgrado di tutto questo Dominico Antonio godeva in sommo grado l’amore ed il rispetto del popolo, il quale non vedeva in lui che bontà, benificenza, ed un animo sempre propenso a far bene a tutti, e non mai male ad alcuno; ma i disordini, che abbiamo accennati, ognor più crescenti imposero al Capitolo della Cattedrale il dovere di non più starsi in silenzio, e di rappresentarli tanto alla Corte di Roma, quanto a quella dell’Imperatore qual capo supremo dell’Impero, onde ottenerne l’opportuno rimedio; se non che al Conte Francesco de Firmian, ch’era cognato del Principe Vescovo, riuscì d’indurlo e persuaderlo a rinunziare l’amministrazione e il governo del Vescovato e Principato con chiedere al Capitolo l’elezione d’un Coadjutore ed Amministratore plenipotenziario cum futura successione. Fece egli in effetto tale rinunzia, ed il Capitolo li 29 Maggio 1748 venne all’elezione d’un Coadjutore ed Am-