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ga ne’ termini delle leggi Longobarde Dufresne nel Glossario di sopra accennato verb. Causare. E molte imprecazioni si fanno contro i Violatori di questa donazione, dicendosi: Si quis hanc nostram offercionem violare presumpserit sit excommunicatus a Sanguine Domini nostri Jesu Christi, et sit cum Juda traditore, et in inferno inferiori crucientur, et cum Dathan, et Abiron descendant in infernum viventes, et cum Arrio heretico incedatur. Queste, e simili altre imprecazioni solevano i Principi Longobardi, e altri della Gente Normanna usare ne’ loro Diplomi contro i violatori delle di loro volontà, e il dottissimo Giovanni Mabillon ne porta molte formole, e le spiega l.2. Dipl. c.8. e quivi specialmente parla delle pene pecuniarie, corporali, scommunica, deposizione, e altre simili imprecazioni si leggono nel Diploma della donazione del Feudo d’Ururi alla S. Chiesa di Larino, fatta dal Conte Roberto, come in esso, che si riporta, disteso in questo lib.4. cap.1. n.5. ove si parla d’Ururi. E presso lo stesso Mabillon in d. lib. 2. cap. 21. si parla dell’uso di sottoscriversi i testimonj ne’ Diplomi de’ Re, e de’ Principi, conforme lo vediamo in questo Diploma del Conte. Adelferio, e Contesse Adelaida, e Adeltruda, e nell’altro della donazione d’Ururi alla S.Chiesa di Larino, fatta dal Conte Roberto, o in altri, che si riportano nel decorso di queste nostre Memorie..

5. Quindi non può negarsi, che il Diploma del quale parliamo sia stato steso con tutte le formalità di que’ tempi, quantunque il latino sia assai barbaro, e qui potrebbe dirsi ciò, che per sua umiltà di sé parlando scrisse S. Gregorio Turonese nella Prefazione de Gl. Conf. volendo deplorare la caduta delle lettere nel suo tempo, che fu nel VI. secolo: Timeo, dice egli, ne cum scribere capero, qui sum sine literis Rhetoricis, et arte Grammatica, dicat mihi aliquis: An tu Rustice, et Idiota, ut quid nomen tuum inter Scriptores indi aestimas? aut opus hoc a peritis accipi putas, cui ingenium artis non suppeditat, nec ulla litterarum scientia subministrat. Qui nullum argumentum utile in littoris habes, quia nomina discernere nescis, soepius pro masculinis faeminina, pro faemininis neutra, et pro neutris masculina commutas. Qui ipsas quoque praepositiones, quas nobilium dictatorum ebservari sanxit auctoritas, loco debito plerumque non locas. Nam pro ablativis accusativa, et rursus pro accasativis ablativa ponis. E pure in que’ tempi le lettere non erano totalmente cadute, come appresso, e quantunque anche da S. Gregorio Magno si deplorano, che sedette nella Cattedra di S. Pietro nel fine del VI. e nel principio del VII secolo, cioè dall’anno 590. fin’all’anno 603. come quasi colle stesse parole di sopra riferite di S. Gregorio Turonese in Giob. al cap.5. ciò però deve intendersi rispettivamente a i secoli precedenti; e appresso caddero totalmente le lettere, e si visse con tale penuria per moltissimi secoli, come si vede in questo nostro Diploma, e in altri, che si riportano nel decorso di queste nostre Memorie.

6. Altro Diploma abbiamo a favore di questo Monastero, e Prepositura dì S. Eustachio, fatto da Adenulfo, e altri sotto Carlo I. d’Angiò, poco dopo che questo Principe da Duca d’Angiò fu investito del nostro Regno da Clemente lV. ed egli è del tenore, che siegue: In nomine Domini Anno Dominicae Incarnationis 1266.regnanto Domino nostro Karolo Dei gratia mag. Rege Siciliae et c. Regni