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404 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

di Guglielmo II. dato in stampa da Carlo Borello, ove alla p. 40. si legge: Episcopus Civitatis pro S. Leucio Militem unum, et dimidium, et eum augumento obtulit milite tres, et servientes quindecim: Distrutta poi questa Città, che prima si chiamava Teano Apulo, come più volte si è detto, e suppresso il Vescovado fu unito a quello di S. Severo, con cui confina la Diocesi di Larino per mezzo del Fortore; e successivamente dal medesimo Vescovo fu conceduto questo Casale in enfiteusi perpetuo a favore del Monistero di Tremiti, col peso dell’annuo canone di ducati di Regno quattrocento, da pagarsi in Napoli, la metà nel giorno della Nascita di S. Gio: Battista, e l’altra metà nel dì del Natale di N. S. Gesù Cristo, come dall’Istrumento fatto in Roma a’ 6. di Aprile dell’anno 1563. per’ mano di Ludovico Lupi Notaro Apostolico, del quale Istrumento si ritrova perpetuo esecutore il Vescovo di Larino, in vigore d’un rescritto della S.Congregazione de’ Vescovi, e Regolari, che si conserva nell’Archivio Episcopale di Larino. E quantunque questo Feudo prima nobile, oggi rustico, e disabbitato stia per uso del Regio Demanio; non si lascia con tuttocciò da’ Padri Tremitani di pagare il detto Canone di ducati quattrocento alla Mensa Vescovile di Civitate, e S.Severo, e non sappiamo come questo Feudo di S. Leuci passasse in dominio della S. Chiesa di S. Severo, nè, come oggi si possegga dalla Regia Corte, come ci è stato riferito.


Capitolo VI.

Di Chieuti.

1. ABbiamo Pleuti, o Pleuto, e Chieuti: Pleuti fu antico, oggi distrutto: Chieuti è moderno, e non conosce i suoi natali, che coll’introduzione degl’Albanesi, ed Epiroti. In che tempo ciò avvenisse, già si è parlato nel cap.1. di questo lib.4. ove di Ururi n.20. Di Pleuti faremo parola appresso in questo medesimo Cap. VI. al presente parliamo di Chieuti.

2. Sta egli posto a questa parte di S. Agata dal di cui Casale è distante da circa tre miglia, e altrettanto da Serracapriola, tutto in pianura, e per ogni parte aperto, gode la vista dell’Adriatico, e di altri luoghi, e Terre vicine, e lontane, di aria perfetta, come sono tutti gl’altri luoghi, abitati dagl’Albanesi in questa Diocesi. Viene questo luogo circondato dalle sue muraglie sufficienti per guardarsi dalle scorrerìe, che fanno i Turchi nelle maremme dell’Adriatico, e tiene due porte, una a mezzo giorno, e l’altra a settentrione, le fabbriche degl’Abitatori sono bastantemente comode senza Palazzo Baronale, il suo terreno è fruttifero a produrre grano, e ogn’altra sorta di biada: gl’Abitatori sono industriosi, co.nc tutti gl’altri Albanesi, e vi sono delle persone comode, applicate quasi tutte al mestiere della campagna, nè vi mancano artisti, medici, Chirurgi, Maestri di scuola, e Regio Notaro. Conservano lo spirito degl’Epiroti, e Albanesi, e quanto al rito, sono pochissimi quelli, che osservano il Greco, come appresso. Nella numerazione de’ fuochi