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398 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

§. VII.

De' luoghi distrutti in questo Tenimento di S. Agata.

Di Civita a mare.

1. STa posto questo luogo quasi nelli confini dell’Adriatico. A Mezzo giorno vi è il Territorio di S. Leuci. Da Occidente vi sono i Casali distrutti di Venacquosa, e Vena maggiore, oggi di pertinenza di Chieuti, e de’ quali si parla in discorrersi di Chieuti, e suoi Casali distrutti. Da Settentrione confina col Mare Adriatico per mezzo di Torre mozza. Da Oriente col Fortore.

2. Quanto alla sua origine, il Muratori, cui basta il nome per un elogio, nel tom.10. delle cose d’Italia per lo più di Scrittori inediti porta una dissertazione Corografica del tempo di mezzo, o voglia dirsi medii aevi, e in essa il suo Autore, che è anonimo Milanese parlando de’ luoghi porti tra il Tiferno, e il Frontone, dice, che Città a Mare non sia più antica, che del tempo basso, e cerca fondare questo suo sentimento col motivo, che non si mentova dagli antichi Geografi, e neppure dagli antichi Lessiografi, ne da Ortelio, e altri.

3. Il Mancini nella Tav.52. presso il lodato Anonimo di Milano la nota, ma pure come de’ tempi appresso al tempo di mezzo, perchè in detto tempo di mezzo un sol luogo si trova chiamato col nome proprio, e non appellativo, ed è quello, di cui parla Leone Ostiense nel lib.2. cap.62. quando i Normanni dividendo tra di loro le prese Città, dice: Statuerunt itaque Guielmo Aseulum, Dragoni Venusiam & c. Gualterio Civitatem, e ne parlano altri, come Gaufredo Malaterra nella Storia Siciliana lib.2. cap.14 poi il Biondo, Leandro Alberti, e altri. E con ciò vuole il Mancini, che in tanto la nostra Città a Mare, o Città marina non fusse in piedi nel tempo di mezzo, in quanto che nessun Autore contemporaneo ne parla, o altro appresso, che la facci vedere esistente in detto tempo.

4. Ma che che di ciò sia, riservandoci appresso farne qualche parola, stimiamo per ora qui trasportare un istrumento di concezione di questo luogo, chiamato Città sotto nome di Gaudia, fatto al Monistero di Tremiti da Tesselgardo, Conte di Larino figliuolo di altro Tesselgardo Conte de’ Longobardi di Benevento nell’anno 1045. essendo Alberico Abate, e dal tenore di esso, e confini, che si esprimono di questa Città, non può dubbitarsi, che parla di Città a Mare, ed è, come siegue.

5. In nomine Domini, Anno quadragesimo primo Principatus Dñi Pandolfi gloriosi Principis, et septimo anno Principatus Dñi LandoIfi filii eximii Principis filii ejus, mense Julii, XIII. Indictione. Postquam a Paradifi gaudiis humanum genus in primo Parente expulsum esset, et Casibus, atque ruinis plurimis crebrescentibus una mors rapit homines mille modis, et nonnunquam prevenit mors languorem, antequam languor preveniat mortem; & quidem, ut experimento cognovimus est ordo nascendi, et non moriendi. Haec tamen omnìa pertra-