Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/480


LIB IV. CAP. V. 379

derando, che i Religiosi non potevano abitare, e vivere in quel luogo con sicurezza, come troppo esposto alle correrìe, e ladronecci del Mare, stirmaò meglio abbandonarlo, come fece, rinunciandolo nelle mani del Papa.

12. Quello funesto avvenimento si legge ancora nel tom.2. del Summonte dell’Istoria di Napoli lib.3. cap.3 della seconda edizione pag. 408. dove dice l’Autore, che successe sotto Roberto Re di Napoli, che cominciò a regnare l’anno 1309. dopo Carlo II. suo Padre; e perchè asserisce il Summonte aver osservato il fatto ne’ notamenti di Luigi di Raimo, così piace a noi di riferirlo colle proprie parole: Al tempo di Re Ruberto un Corsaro detto Almogavaro, con tre fuste, sentendo, che a S. Maria di Tremiti era gran copia di argento, Calici, e vestimenti di seta, pensò di rubbarla, et andatovi una notte, gli diè grandissimo assalto, e per la moltitudine de’ Frati, che vi erano, non potè fare cosa nulla. Nella seguente mattina vi diede il secondo affalto, e meno l’ottenne; del che vedendosi disperato, pensò ingannar que’ Frati, onde dilungatosi dall’Isola, fè portare una Cassa da morto, dove fè fare alcuni buchi da potervi respirare, ed il coverchio, che facilmente posseva levarsi, e postosi il Capitano dentro di quella, con dieci taglienti spade, ordinò alli compagni, che lo dovessero portare, e dire alli Frati di quel Monistero, che il loro Capitano era morto, ed aveva lasciato a quella Chiesa trecento scuti Veneziani; ciò fatto, li Frati vedendo la Cascia di morto con li seudi, e li portatori senza armi, li fecero entrare nella Chiesa, e volendo cominciare a cantare l’officio, subito quello, che era nella Cassa, gittando il coverchio saltò fuora, e li compagni prendendo le spade ammazzarono tutti li Frati, e rubbarono la Chiesa, e quanto in quella Isola trovarono, la quale stette poi abbandonata per trent’anni.

13. Partiti i Religiosi Cisterciensi, la Badia fu data in Commenda ad un Cardinale del titolo di S. Sisto, che aveva nome Giovanni Domenico, e in quel tempo le Isole furono abitate da un Romito, il quale si ritirò colà, spinto dalla fama della Beatissma Vergine, che ivi si venerava, e che per le grazie continue, quali impetrava dal suo Figliuolo a pro de’ di lei divoti, si era resa da per tutto di venerabile nominanza, di modo che le Genti di lontani paesi erano tirate dalla divozione al sagro peregrinaggio della Madonna di Tremiti. Riflettendo però il pio Commendatario Cardinale, che non stava bene quel luogo Sagro così abbandonato, pensò introdurvi alcuni Esemplari Religiosi, che restituissero il culto divino a quel Sagro Tempio ridotto ricovero de’ Bestiami, e dopo di aver data a molti l’esclusione, finalmente colla permissione di Gregorio XII. v’introduste li Canonici Regolari Lateranensi poco prima rinovati da Bonifacio IX. e ritornati all’istituto primiero per opera di Leone di Carrara, e di Taddeo di Bagnasco Religiosi dell’Ordine stesso, e questo fu nell’anno 1412. quando il lodato Leone di Carrara Rettore di questa nuova Congregazione si portò colà con quattro Compagni, e diede principio a tutto quello, che si bramava dal Commendatario.

14. Questi Religiosi cogli ordini del Cardinale Commendatario, che fu tale mentre visse, ristorarono le fabbriche del Monistero, e quelle della fortezza, che pure era andata in rovina, e sopratutto restituirono al Sagro Tempio il