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308 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

tre a ciò, abbiamo molti altri Capitoli del Re Roberto, e Istrumenti per mano del medesimo Gran Protonotario Bartolomeo di Capua dell’anno 1318. 1324. 1326. Il Summonte prende l’abbaglio dall’Iscrizione del suo Tumolo, che prima si leggeva nella Cattedrale di Napoli nella sua Cappella, ove era sepolto, e poi tolta, e così diceva:

Annis sub mille trecentis Bis, et octo,
Quem capiat Deus, obiit bene Bartholomaeus.

Volendo, che quel Bis, et Octo, debba intendersi semplicemente per due volte otto, che fanno sedici, e che così fusse egli morto nel 1316. senza avvertire, che nell’Iscrizione si legge Bis et Octo, non Bis octo, e Bis, et Octo sarebbero diciotto, e con ciò non farebbe morto nel 1316. ma nel 1318. Ma questo nemmeno sussiste, perchè qui il Bis, secondo il modo scorretto di scrivere di que’ tempi, si prende per due volte dieci, e per conseguenza, bis, & octo, componendo il numero di ventotto, egli morì nel 1328. e in questa maniera lo spiega Andreys. disp.feud. cap.1.§.5. num.28. pag.34. Ut quem obiisse constat anno 1328. ex ejus Sepulcro in nostra aede Archiepiscopali. Fulvio Carac. allegaz. per la Città di Napoli, e altri con questa intelligenza si devono leggere.

19. Ururi fu sottoposto a molte sciagure di peste, di guerra, e di tremuo ti, e forsi più che Larino, come più esposto, per esser meno fortificato, e semplice suo Villaggio, e in tal forma, che nell’anno 1362. Giovanna I. Regina di Napoli, attesa la diminuzione de’ fuochi, diminuì anche i pesi de’ fiscali, che pagavano quegli Abitatori; ciò però non ostante si conservò, ma poi finalmente fu forzato cedere alle medesime, e rimase totalmente disabitato, e supponiamo, che avvenisse a causa del gran tremuoto della notte de’ 5. Decembre all’ore 11. del 1456. quando come scrive S. Antonino nella sua Cronica part.3. tit.22. cap.14. §.3. e da noi se ne parla nel 3.lib. cap.1. num.21. Larinum usque ad fundamentum fuit protritum, mortuis ex eo mille tercentum, et tresdecim personis, e la stessa disgrazia ebbero a soffrire anche S. Giuliano, e Casacalenda, e se Larino, Casacalenda, e S. Giuliano ebbero un tale infortunio, possiamo ben conghietturare d’averlo dovuto soffrire anche Ururi, posto in quelle vicinanze, e benchè S. Antonino non parli di Ururi, dice però, die questo tremuoto danneggiò in tutta la Puglia, Capitanata, negli Apruzzi, nelle Calabrie, in Napoli, per la Campagna, e altri luoghi, e il Santo nota solamente i luoghi più nominati, e non fa menzione di Ururi, o perchè di picciola considerazione, o come Casale, e Villaggio della medesima: Città di Larino.

Introduzione degli Albanesi, ed Epiroti in Ururi

20. Rimasto Ururi cosi disabitato, non molto dopo fu riabitato da Gente straniera. Ciò coll’occasione, che molte Famiglie dell’Albania, e dell’Epiro non soffrendo le barbarie del Turco, altre si ritirarono nello Stato Veneto, altre in Sicilia, e altre sparse per diverse parti del nostro Regno, oltre a qualche altra ricevuta dal Duca di Urbino, e fra quelle, che si ritirarono in Regno, moltissime furono accolte in questa Diocesi come in Campomarino, Portocanno-