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zione messer Cino da Pistoja non meno celebre Giureconsulto, che accreditato poeta1, Dante da Majano2, Cecco Angiolieri sanese3, Busone da Gub-
- ↑ Di messer Guittorino de’ Sigibuldi, detto volgarmente Cino da Pistoja, oltre il Crescimbeni nella Storia della volg. poesia vol. II. pag. 289. e molti altri, senza escludere le notizie raccolte dall’erudito Francesco Ignazio Merlini Calderini suo concittadino, vedasi il dotto padre Francesco Antonio Zaccaria nella sua Biblioteca Pistojese Part. II. pag. 220. e seg. Fra le rime di Dante si leggono alcuni Sonetti di lui a Dante, e di Dante a messer Cino. Fra’ primi ve n’è uno in risposta al sopra mentovato Sonetto, che incomincia:
«A ciascun’alma presa, e gentil core ec.
- ↑ Dante da Majano fiorì intorno al 1290. e fu uno di quelli che cooperarono per l’ingrandimento della Toscana poesia. Amò una donna Siciliana chiamata Nina, in lode della quale compose ed ordinò diverse bizzarrìe, che erano allora alla moda. Crescimbeni Comment. alla Stor. della volg. Poesia vol. I. lib. 1., cap. 8. pag. 108 e cap. 19. pag. 178. Ancor questa Nina si dilettò di poesia, come dice detto Crescimbeni loc. cit. vol. II. part. III. lib. 2. pag. 84 e tanto amò Dante, che si faceva chiamare la Nina di Dante. Egli poi fu dei primi che introdussero le Lettere missive in Sonetti; (Crescimbeni loc cit. pag. 83.) il qual’uso avendo seguitato l’Allighieri, fra le mentovate rime si trova una risposta del detto Dante da Majano al più volte citato sonetto, che principia
«A ciascun’alma presa, e gentil core ec.
- ↑ Cecco Angiolieri, di cui parla il Boccaccio nella Nov. 4. della 6. Giorn. visse sul finire del XIII. secolo. Più sonetti scrisse a Dante, i quali sono nella raccolta dell’Allacci, e da alcuno di essi apparisce che egli fosse suo amico, ma da uno assai satirico si viene in chiaro, che fu veramente suo emulo. Ved. il Crescimbeni ne’ Coment. alla Stor. della volg. Poesia vol. II. part. II. lib. 2. pag. 103.
la Commedia, essendo nato nel mese di maggio 1304. (Tomasini, Petrarcha redivivo cap. 1.). È vero poi, che Dante colle sue rime oscurò la gloria di Guido, mentre poco più si leggono quelle di costui, ma bensì sono studiate, ed ammirate quelle del primo; ma Filippo Villani per lodare Guido, dice che era sentimento dei letterati, che il Cavalcanti «tenesse dopo Dante» cioè quasi lo pareggiasse.