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i Ghibellini, ed assoluti padroni del Governo di Firenze, con i suoi lasciò la Patria1, e se ne andò in Francia, ove attese a’ suoi studj2; bisogna per altro dire ch’egli ritornasse di lì a non molto, quando cioè le cose dei Guelfi presero, come si disse, migliore aspetto, acciocchè si possa avverare, che egli insegnasse a Dante; ed in effetto egli era Sindaco del Comune di Firenze con un Manetto di Benincasa nella lega fatta tra Firenze, Genova, e Lucca, a danno de’ Pisani, nel mese di ottobre del 1284.3, ed in Firenze morì l’anno 1294. Il progresso poi che Dante fece negli studj, è una forte riprova della cura, che di lui si prese Brunetto Latini4, al quale per quei tempi nulla mancava di ciò, che bisogna per formare un’allievo5. Non lasciò per altro dalla parte sua il nostro

  1. Messer Lapo de Castiglionchio nel suo Ragionamento pubblicato dal Mehus p. 114. e lo stesso Brunetto nella sua traduzione, e comento all’invenzione di Cicerone. Ved. Giovanni Villani lib. 3. cap. 81.
  2. Ved. Brunetto Latini loc. cit. Il Villani nelle Vite degli uomini illustri Fiorentini colle annotazioni del dottissimo Conte Giammaria Mazzucchelli pag. 66. e 67. M.r Falconet nella Storia della Reale Accademia delle iscrizioni e belle lettere di Parigi tom. VII. edizione in 4.° pag. 293. e seg.
  3. Ammirato il Giovane nelle Giunte alla Storia Fiorentina del Vecchio Ammirato tom. 1. pag. 164. Vedi il mio Elogio di lui nel vol. 1.° degli Elogi degli uomini illustri Toscani.
  4. Dante è stato rimproverato da alcuni e difeso da altri per aver collocato nell’Inferno (Canto XV.) il suo maestro Latini tra i peccatori i più sozzi; così per aver posto nell’Inferno Branca Doria, fu accusato dal Foglietta storico Genovese, cosa che dette luogo ad una difesa dell’accademico Ripurgato (Rosso de’ Martini) letta nell’Accademia della Crusca ne’ 19. agosto 1762. dal Custodito suo fratello per esser poco prima mancato di vita. Si dice poi nel Diario a 156. che il Foglietta di ciò era stato denunziato all’Accademia fino dal 1596. da Carlo Mancini detto lo Spiegato, come apparisce dal Diario dell’Inferrigno. Dante prevedde quest’accuse, e perciò finse di chiederne consiglio all’avo suo Cacciaguida, cittadino del cielo, e che Cacciaguida lo consigliasse a manifestar tutta la verità, senza riguardo, Paradiso Canto XVII.
  5. Benchè le opere di ser Brunetto Latini non sieno quasi più lette a motivo della lingua, in cui le scrisse, non ostante da esse appare che possedeva tutte quelle scientifiche cognizioni, le quali ne’ suoi tempi potevano aversi.