Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/60


di dante alighieri. 53

tiones quaedam in marmoribus, et urnis sepulcrorum cum adnotationibus Francisci Aligerii Dantis tertii filii» in cui «aliquot inscriptiones latinas congessit, quas non solum adnotationibus, sed etiam monumentorum picturis sua manu expressis elucidavit». Siccome scrive l’abate Lorenzo Mehus, che di questo codice fa menzione aggiungendo di aver veduta una vecchia edizione di tali monumenti; Infatti ella esiste, ed è rarissima portando la data «Romae 1537. apud Autonium Bladum Asculanum». Di quest’opera possiedeva un esemplare monsignor Filippo Valenti, che l’ebbe dalla libreria di monsignor Anton Francesco Valenti suo zio, che fu sottodatario, nella quale a penna sta segnato l’anno della stampa MDXXXVII. Il detto Prelato era di pensiere di farla nuovamente comparire in luce, siccome si ha da una lettera di Giovan Cristoforo Amaduzzi inserita nelle novelle letterarie Fiorentine del 1766. col. 135. e seg. e nel corriere letterario di Venezia 1766. col. 374. Il vero è che nel vol. 11. anecdota litteraria ex manuscriptis codicum erutorum, Romae apud Gregorium Settarium in 8.° pag. 217. e seg. con sua dedica a detto monsignor Filippo in data postridie nonas novembris 1773. l’Ameduzzi pubblicò il secondo dialogo de antiquitatibus Valentinis fra Benedetto Valenti, Francesco Aligeri, e Xanto Ponzio, giacchè il primo era stato pubblicato in detta edizione del 1537. pag. 84. Dell’iscrizioni poi raccolte da Francesco molti ne profittarono nelle loro collezioni, come ha osservato l’abate Amaduzzi. È poi indirizzata a Benedetto Valenti «Tribunus aerarii Pontificii» cioè avvocato fiscale, che alloggiò in sua casa in Trevi due Pontefici vale a dire Clemente VIII. e Paolo III. e di cui furono figliuoli Monte Valenti Presidente di Romagna, e poscia Governatore di Roma, e Remolo Vescovo di Conversano, che intervenne al Concilio di Trento. Quivi si illustrano varie antiche inscrizioni, e in appresso segue un dialogo, i di cui interlocutori sono Francesco Alighieri stesso, un tal Xanto Ponzio, e Benedetto Valenti, nel

    l’opera in secondo luogo, e l’autore di lei, ed il suddetto Benedetto Valenti.