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di dante alighieri 39

Clauditur hic Petrus tumulatus corpore tetrus
Ast anima clara caelesti fulget in ara:
Nam pius, et justus juvenis fuit atque venustus,
Ac in jure quoque simul inde peritus utroque
Extitit expertus multum scriptisque refertus,
Ut librum Patris caveis aperiret in atris,
Cum genitus Danthis fuerit super prorsus Averno
Menteque purgatus, animo revelante beatus
Quo sane dive gaudet Florentia cive.

Pietro ebbe in moglie una donna per nome Jacopa, di cui non si sa il casato, e che gli morì nel 1358. e coltivò ancora la poesia; ed alcune sue rime sono citate dai contempilatori del vocabolario della Crusca1, e si conservano in diversi codici di queste nostre librerie2, ed altrove3.

  1. I vecchi compilatori del Vocabolario della Crusca scrissero che stampate erano le rime di Pietro figiuolo di Dante, ma gli ultimi ci assicurano di non essersi mai incontrati in vedere dette Rime impresse, nè aver trovato chi affermi tal cosa.
  2. Alcune rime di Pietro sono nella Riccardiana in un codice cartaceo in fogl. segnato O 11. 9. ed in un altro pur cartaceo in 4.° numero 11. 24 siccome abbiamo dal Lami nel catalogo di detta libreria pag. 22. L’Abate Mehus altro ne cita segnato O 11. numero XI. in fol. contenente una raccolta di poesie di vari antichi. Vedasi la sua vita del Traversari pag. 261. Nella Strozziana nel Codice 240. al dire del marchese Maffei, luogo citato, si conservano alcuni capitoli di Pietro sopra la Commedia del Padre, e nella Laurenziana Plut. XL. codice 46. in 4.° Il capitolo sopra la Commedia è quello che incomincia:

    O voi che sete dal verace lume

    e che diremo in appresso esser veramente parto di Jacopo suo fratello. Bensì anche in un codice scritto di mano di Filippo Villani contenente la medesima Commedia, che esisteva nella libreria di S. Croce Plut. XXVI. num. 1. ora nella Laurenziana è trascritto come lavoro di messer Piero di Dante.

  3. Di alcune rime di Pietro esistenti in un codice di Giovan Batista Boccalini professore di lettere umane in Foligno fa menzione il Crescimbeni, Storia della volgar poesia, vol. V. pag. 12.