Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
34 | memorie |
dire di Benvenuto da Imola)1 giureconsulto di professione, ed in prime nozze si accasò con donna Lapa di Chiarissimo Cialuffi, che fu la madre di un Francesco fratello del Poeta. Rimasto vedovo prese una seconda moglie, da cui gli nacque il suo tanto celebre figlio per donare alle Toscane lettere la vita, ed alla sua casata un maggior lustro. Il nome soltanto è restato di quella fortunata femmina, e nulla più; poichè sappiamo che donna Bella si chiamò2, e che restata essa priva del marito poco dopo
- ↑ Estratto del suo comento latino sopra la Commedia di Dante pubblicato dal Proposto Muratori, tom. I, Antiquitatuum medii aevi col. 1269. Di questo fanno menzione tutti quelli, che parlano di Dante fra gli altri l’Aretino «Il Padre suo (Dante) Aldighieri perdè nella sua puerizia» ed il Migliore, zibaldone II. pag. 131. avverte, che questo non si trova mai nominato se non come padre di Dante.
- ↑ Per conferma di questo è necessario riferire il sunto di un lodo, e di un’instrumento di vendita, il tutto esistente all’archivio generale nei rogiti di ser Salvi Dini protocollo X. tal quale si è compiacuto comunicarmelo il mentovato Dei: 1332. Franciscus quondam Alegherii de Alagheriis, qui moratur in Populo Sancti Martini Episcopi de Florentia, et hodie moratur in Populo Plebis de Ripoli, et dominus Pierus judex, et Jacobus fratres, filii quondam Dantis Allagherii de Alagheriis Populi Sancti Martini Episcopi Nicolaus quondam Foresini de Donatis procurator dicti Petri compromittunt in Laurentium Alberti de Villamagna notarium. Nero Naddi, Nero Joannis, Minuto testibus. Actum in Populo Sanctae Ceciliae, 1332. Bona dicti Francisci, et domini Petri, et Jacobi de Alagheriis a huc erant indivisa inter eos videlicet; un podere con casa nel Popolo di San Marco di Mugnone in Camerata, cui a 1.° 2.° 3.° via, 4.° Berti; una casa posta in Firenze nel Popolo di Sant’Ambrogio, a 1.° 2.° 3.° 4.° via; una casa posta in Firenze nel Popolo di San Martino del Vescovo a 1.° via, 2.° heredes Simonis
O duca mio, la violenta morte
Che non gli è vendicata ancor, diss’io,
Per alcun, che de l’onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso; onde sen’ gìo
Sanza parlarmi, sì com’io stimo.
I commentatori narrano, che costui era un seminatore di risse, e ch’era stato ucciso da uno della famiglia de’ Sacchetti; ed aggiunge il Landino che trenta anni dopo fu fatta questa vendetta da un suo nipote, cioè da un figliuolo di messer Cione, il quale trucidò un Sacchetti sulla porta della sua casa.