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22 | memorie |
medesimo casato, senza aver parentela o congiunzione di sangue con quella del nostro Poeta, o forse solamente molto lontana1. L’arme degli Allighieri di Dante fu poi uno
- ↑ Ne’ rogiti di ser Matteo Biliotti a 58 si trova «1295. Caruccius quondam salvi Allighieri Populi S. Mariae in Capitolio mutuo recepit libras duas a Folchetto quondam Cafaggii Marchagliae Populi S. Pancratii. Leopoldo del Migiore ne’ suoi zibaldoni esistenti nella Magliabechiana vol. 11. a 131. nota» 1284. Caruccius Salvi Alighieri» e ivi a 132. riportando un albero della famiglia di Dante, dice che questo Salvi padre di Caruccio fu figliuolo d’Alaghieri di Cacciaguida. Ma ritrovando io, in detti rogiti del Biliotti Salvi, essere stato del Popolo di S. Maria in Campidoglio distante alquanto da S. Martino del Vescovo, ho creduto ch’egli fosse d’un altra casata, e non mi sono curato di nominarlo nell’albero. D’altra famiglia stimo che fosse ancora per la stessa ragione un Gherardo Aldinghieri del popolo di S. Remigio cancelliere degli uffiziali della guerra. Il Borghini ne’ suoi spogli esistenti nella suddetta libreria Magliabechi dà l’estratto di un libro tenuto da costui del 1304. nel quale erano
Dante passò agli eredi di Jacopo Giugni con la sua villa, e nella portata di detti eredi nel 1457. 1469. e del 1480. (nel gonfalone delle ruote S. Croce e dipoi da Giovanbatista di Jacopo Giugni fu portata in conto di Niccolò di messer Albizzo Albergotti (Gonf. delle ruote) per metà di un podere con casa da signore e da lavoratore luogo detto della Camerata posto nel Popolo di S. Marco Vecchio, e parte nel Popolo di S. Gervasio (per causa delle terre per indiviso tra la moglie mona Maddalena Bardi, ed il Banchi aggiunte dal Guasconi di lei marito a detto podere) cui a 1.°, 2.° e 3.° via a 4.° Bardo di Bartolo Corsi, a 5.° Mugnone con decima di scudi 3. 12. 8. La qual metà passata nell’Albergotti alla decima del 1498. restò di poi confiscata e cancellata per partito degli ufiziali di decima del 21. ottobre 1530. e si dice data allo Spedale degli innocenti, con più un pezzo d’albereta sul Mugnone in rifacimento di danni sofferti per l’assedio del 1529. con condizione che ad utile pubblico vi si fabbricassero le mulina nelle case di quà dalla villa. L’altra metà poi del podere di Dante fu venduta dal suddetto Giugni a Donato di Bonifazio Fazzi (gonf. leon d’oro), e Francesco suo fratello la rivendè dipoi per fiorini 560. d’oro allo Spedale medesimo il dì 24. ottobre 1542. per rogito di ser Zaccaria Minori come per arroto 1542. di n.° 118. Leon d’oro».
Da diversi instrumenti citati in queste memorie e da altri scritti apparisce che la casata di Dante si disse Aleghieri, Alleghieri, Alaghieri, Aldighieri, Allegheri, Alegeri, Aligeri ec. ma a noi coll’autorità del Boccaccio è parso bene chiamarla Allighieri.