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ciaguida appellato così per memoria della madre con piccolo divario si denominò delli Allighieri per attestato dello stesso Poeta tutta la sua discendenza1. Da ciò resulta essere un sogno di scrittori poco illuminati, che gli ascendenti di Dante si chiamassero, come si diceva, o Frangipani, o Elisei: tanto più che avanti il decimo secolo non si vede negli antichi istrumenti essersi punto adoperati i cognomi. La casata Allighieri ebbe poi la sua abitazione, secondo Leonardo d’Arezzo, nella piazza dietro S. Martino del Vescovo ora Chiesa de’ buonomini situata presso il convento dei Cassinesi, dirimpetto alla via, che conduceva alle case dei Sacchetti; e dall’altra parte si estendeva verso le case dei Donati, e dei Giuochi, famiglie molto nobili, e delle quali l’ultime due sono oggi estinte2. Ed in fatti il nostro

  1. Dante per bocca di Cacciaguida nel canto XV. del Paradiso vers. 91. e seg. dice

    . . . . . . . . . . Quel da cui si dice,
    Tua cognazione, e che cent’anni, e piue
    Girato ha ’l monte in la prima cornice,
    Mio figlio fu, e tuo bisavo fue.

    e più sotto vers. 137. e seg.

    Mia donna venne a me di Val di Pado,
    e quindi ’l soprannome tuo si feo.

    Questi due luoghi chiaramente ci fanno conoscere, che il cognome Allighieri preso da’ maggiori di Dante derivò dal nome di un figliuolo di Cacciaguida, e che la casata del Poeta non fu la stessa che quella degli Elisei, benchè probabilmente da un medesimo stipite, come si disse, ambedue derivarono.

  2. I Sacchetti, le case de’ quali sono comprese nel monastero di Badia, trovandosiFonte/commento: Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/228 adesso trapiantati in Roma, ove fiorirono con lustro, e furono mentovati da Dante nel canto XVI. del Paradiso. La nobilissima famiglia de’ Donati tanto celebre nelle nostre storie, che si spense nel 1616. con la morte di Gio. di Piero Donati ultimo di sua casa, abitava nella piazza che ancor porta il suo nome. Quella de’ Giuochi che nel 1188. godette il Consolato, e ch’è rammentata dallo stesso Poeta nel luogo citato, aveva la torre, i casamenti, e la loggia intorno alla Chiesa di S. Margherita, restò estinta fino ne’ tempi antichi; onde il Verino cantò nel suo poema «De illustr. urbis Florentiae

    Jam veteres periere Joci

    Di questa parla ancora il Padre Richa Gesuita nelle sue notizie delle Chiese di Firenze (part. II del quartier Santa Croce pag. 136.