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che forse lo hanno copiato, o secondo altri di Parma1. Appunto intorno a’ tempi, ne’ quali vissero i figliuoli di Cacciaguida si sparse l’uso, poc’anzi introdotto, de’ cognomi per distinguere non tanto le persone, quanto le famiglie. Molti di questi si formarono certamente dal nome di qualche ascendente, e ciò accadde qualora i figliuoli di un tale per identificare la loro persona, o casata aggiunsero al nome proprio quello del padre, o della madre, e se alcuno di questi si fosse in qualche modo renduto celebre, i nipoti, ed i posteri seguitavano ad usarne in forma di cognome2. In tal maniera da un Aldighiero figliuolo di Cac-

    part. II pag. 215 per altre memorie scritte in quel codice or perduto, e citato da D. Ferrante Borsetti nella sua storia dello studio di Ferrara, che vedde la luce nel 1735.

  1. Filippo Villani, nella vita inedita di Dante e Domenico d’Arezzo nella sopra citata opera manoscritta, che ha per titolo «Fons memorabilium universi» ove parla del Poeta part. V. lib I. scrivendo, che a suoi tempi in Parma vi sussisteva la casata Alagheri, e che Benvenuto da Imola, comentando un terzetto del canto XV. del Paradiso, aveva pensato che la moglie di Cacciaguida fosse di Ferrara per compiacere al Marchese Niccolò d’Este. Ma ciò non può esser vero, perchè prima di Benvenuto aveva detto il medesimo il Boccaccio nella vita di Dante. Comunque però sia, in Ferrara la famiglia Aldighieri era in essere nel XVII. secolo, e rispetto a quella di Parma trovo nelle memorie storiche di Bologna di Matteo de’ Griffoni stampate nel T. XVIII Scriptores rerum Italicarum pag. 143. che un Paolo de Aldigeriis de Parma fu nel 1328. Rettore della stessa Città di Bologna, e che di questo medesimo Paolo parla ancora frate Bartolomeo della Pugliola nella sua cronica di Bologna all’anno 1316, inserita in detto tomo della suddetta raccolta pag. 330. Cosa poi debba credersi fra questa varietà di sentimenti non ho tanto in mano per determinarlo.
    Soltanto stimo di dovere aggiungere che nella prefazione alle rime scelte de’ poeti Ferraresi antichi e moderni stampate in Ferrara nel 1713. in 8.° si sostiene che Dante potrebbe chiamarsi in qualche maniera di Ferrara, appunto per avere il suo tritavo sposata una donzella di detta città, la quale ai suoi discendenti fè passare la denominazione, e l’arme di sua famiglia; e di ciò si cita per testimone il predetto Benvenuto.
  2. Vedi Ludovico Ant. Muratori Antiquitates medii aevi dissert. XLII., ed il Brocchi nella vita del Beato Michele Flammini Vallombrosano pag. 58. dell’edizione 2.ª fatta in Firenze nel 1761. in 4.°