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tal libro, di cui altrove si parlò, siccome ancora se di Dante sieno veramente le seguenti Opere accennate dal Padre Giulio Negri1.


Apologia in difesa di Dante, accasato d’Eresia, manoscritta nella Libreria Gaddi2.

Alcune Chiose di lui medesimo, manoscritto in foglio presso gli stessi Gaddi.

Risposta fatta a un Maestro di Teologia, manoscritto presso i suddetti.

Tractatum de Symbolo civitatis Hierusalem ac almae Romae3.

De calamitatibus Italiae libri IV4

Un Poema intitolato la Resione.

Libellus de officio Pontificis et Caesaris Romani5.

La Magnificat tradotta in versi Toscani.

    ci dice, che nella sua non vi era nè data di luogo, nè di tempo, almeno non differisce da quella, che accenna l’Apostolo Zeno nel vol. 2. delle sue Lettere pag 304.

  1. Negli Scrittori Fiorentini pag, 141. e seg.
  2. Io non so se quest’operetta diversifica dall’altra intitolata il Credo di Dante, di cui si parlò.
  3. Il Negri cita Fanusio Campano per riprova che Dante componesse quest’Opera, ma egli medesimo confessa che costui non merita fede, e si sa da Monsignor Leone Allaccio nel suo Trattato contro le Antichità Etrusche scoperte a Volterra, che questo Autore è uno di quei che furono manomessi dal celebre impostore Alfonso Ceccarelli.
  4. Quest’Opera è forse la stessa cosa, che la Storia dei Guelfi, e Ghibellini citata dal Filelfo.
  5. Può essere che il Padre Negri abbia creduto questo libro una cosa diversa dalla Monarchia, ma che poi non sia tale. È bastantemente nota la poca esattezza di questo Gesuita, perchè la sua fatica venne in luce dopo la sua morte; onde è credibile che ad essa non potesse dare l’ultima mano. Nel Catalogo dei manoscritti Riccardiani si riportano quattro versi di Dante presi da un Codice segnato O. III. n.° XXI. ed altri quattro ne lessi nella Storia degli Scrittori Fiorentini del Cinelli; i quali ho tralasciato di ricopiare, perchè non ho una riprova sicura, che siano veramente di lui.