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città, la revocazione del suo esilio. Il principio di essa, secondo questo medesimo scrittore, era «Popule mi, quid feci tibi?» Un’altra indirizzata a’ Re d’Italia, ed a’ Senatori di Roma, ec. in volgare, è stata poco fa per la prima volta pubblicata dal Padre Lazzari Gesuita sopra un Codice della libreria del Collegio Romano1; la terza finalmente scritta all’Imperatore Arrigo in latino2 nel 1311.3 fu impressa da Antonio Francesco Doni fra le prose antiche in Firenze nel 1547. in 4. ma in lingua volgare, nel quale idioma non si sa da chi, nè quando fosse tradotta. Così la ristampò il Biscioni nella sua edizione delle Prose di Dante, e del Boccaccio, con un’altra a Guido da Polenta4, nella quale contro ogni ragione parla Dante in disfavore dei Veneziani. Torquato Tasso nel Forno I. Dialogo della nobiltà restò assai maravigliato, che Dante avesse scritta questa

  1. Nel tomo I. Miscellan. ex lib. manuscrip. della stessa libreria, impresso in Roma nel 1754. Il Padre Lazzeri congettura che Dante la scrivesse in Latino nel 1311. quando Clemente V. mandò a Roma il Cardinale Ostiense per incoronare l’Imperatore Arrigo. Diversa da questa è certamente la lettera che dice il Villani loc. cit. essere stata scritta in latino da Dante ai Cardinali Italiani «quando era la vacazione dopo Papa Clemente, acciocchè s’accordassero ad elegger Papa Italiano».
  2. Vita di Dante. Il Testo latino di questa Lettera lo possedeva Lorenzo Pignoria Letterato Padovano assai avveduto nel discernere gli scritti buoni dai falsi, come ci assicura nel suo Scipilegio alla storia di Albertino Mussato. Il Biscioni nelle prose ne cita quattro testi, i quali tutti contenevano il volgarizzamento di essa; onde non è punto probabile, che il Doni, che il primo lo pubblicò, lo inventasse di pianta, benchè non ci abbia informati di qual Libreria lo copiasse. Io non so se veramente Dante scrivesse in Latino ancor quella pubblicata dal Padre Lazzeri, ma è probabile di sì.
  3. La data di questa Lettera pubblicata anche dal Biscioni nelle prose stampate in Firenze pag. 211. è di Toscana sotto la fonte d’Arno; ma nel citato Codice del Collegio Romano ove si trova ancor questa, al dire del Padre Lazzeri, è di Toscanella; e così credo che veramente deva dire.
  4. Ivi pag. 215.