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196 | memorie |
tunque non affatto simili fra loro, si trova anche stampata dopo la Commedia nell’edizione fatta in Venezia per lo Spira nel 1477. con i supposti Comenti di Benvenuto da Imola, e nell’altra fatta in Milano per Lodovico e Alberto Piemontesi nel 1478. con il Comento attribuito al Terzago, e da queste vecchie impressioni la ricopiò il Quadrio, avendola per altro ridotta alla moderna ortografia. Molte lettere poi scrisse Dante in varj tempi1, di tre delle quali abbiamo sicura notizia, perchè sono accennate da quei che parlarono di lui: la prima era diretta al popolo Fiorentino, e Dante la scrisse di Verona avanti l’elezione di Arrigo VII. al dire di Leonardo Aretino2 per impetrare da chi reggeva la
- ↑ Dice Leonardo Aretino che Dante scrisse molte lettere latine, in prosa; ed il Boccaccio soggiunge che a suo tempo se ne trovavano assai; ma il Villani loc. cit. non parla che di tre, due delle quali noi qui sotto accenniamo. Il tante volte mentovato Filelfo così ha lasciato scritto intorno a ciò nella Vita manoscritta: «Edidit et epistolas innumerabiles: aliam cujus est hoc principium ad invictissimum Hunnorum Regem: Magna de te fama in omnes dissipata, Rex dignissime, coegit me indignum exponere manum calamo, et ad tuam humanitatem accedere: aliam, cujus est hoc initium rursus ad Bonifacium Pontificem Maximum: Beatitudinis tuae Sanctitas, nihil potest cogitare pollutum, quae vices in terris gerens Christi totius est misericordiae sedes, verae pietatis exemplum, summa religionis apex: aliam, quam filium alloquitur, qui Bononiae aderat, cujus hoc est principium: Scientia, mi fili, coronat homines, et eos contentos reddit, quam cupiunt sapientes, negligunt insipientes, honorant boni, vituperant mali etc. Edidit alias quas habent multi. Mihi quidem est enumerare difficile etc.». L’Aretino riporta uno squarcio di una Lettera da noi altrove citato, in cui Dante si lagnava, che l’origine del suo esilio fosse nata nel tempo che era Priore nella Repubblica Fiorentina.
- ↑ Nella Vita di Dante. La latinità del nostro Poeta, checchè ne dica Gio. Villani lib. 9. cap. 135. è molto disadorna per colpa del secolo in cui visse, perchè allora le lettere umane erano in gran decadenza.
In una edizione del Credo di Dante si suppone di Roma (1477.) vi è un sonetto con la coda sopra le qualità di lui, ossia ritratto, ch’è riferito dal Proposto Fossi nel catalogo delle stampe del 1400. come esistente nella Magliabechiana vol. I. col. 661. il qual sonetto merita di esser veduto.