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194 | memorie |
starò poi a far l’analisi del libro de Vulgari Eloquentia, nel quale ragiona Dante della lingua comune d’Italia, dei diversi dialetti della medesima, e della forma e natura dei versi, e dei componimenti volgari, perchè a bastanza ne scrisse circa il Fontanini; e tornando a parlare della traduzione, e parafrasi dei sette Salmi che Dante fece, è assai probabile, che in età molto avanzata ponesse mano a questa fatica, quando cioè conosciuto il poco merito delle cose di questa terra, si volse a pensare all’ultimo suo fine1. Questa sua Operetta, benchè sia scritta in stile piano e basso, o come egli stesso lo chiama nel libro della Volgare Eloquenza2, elegiaco proprio dei miserabili, apparisce, non ostante i dubbj dell’Autore della Storia letteraria d’Italia3, esser lavoro di quel sublime ingegno, che compose la Divina Commedia. Comparve alle stampe questo lavoro la prima volta nel 1480. in circa in 4. senza data di luogo con altre cose, siccome ci dice l’Abate Francesco Sa-
- ↑ Il Credo di Dante, di cui si parla qui sotto, incomincia:
Io scrissi già d’amor più volte in rime
E in pulirle adoprai tutte le lime.
Quanto più seppi dolci, belle, e vaghe;
Di ciò son fatte le mie voglie smaghe;
Perch’io conosco avere speso in vano
Le mie fatiche, ad aspettar mal paghe.
Da questo falso amor omai la mano
A scriver più di lui io vo’ ritrarne,
E ragionar di Dio, come Cristiano ec.Mentre rivolgeva Dante nell’animo questi pensieri, è probabile che si desse a tradurre tutti i Salmi.
- ↑ Lib. II. cap. IV.
- ↑ Tom. XIII. pag. 21. ove esterna qualche piccolo dubbio che questa versione non sia di Dante, ma nel tempo medesimo, senza esitare, la giudica certamente d’un antico. Quali sieno i motivi d’un tal sospetto non mi son noti, onde non posso nè combatterli, nè scioglierli.
per altro non accorda niuna di queste proposizioni, ma lo stile della controversa traduzione è troppo diverso da quello, che nella Vita nuova, ed altrove usò Dante.