Italiana volgarizzato, e ciò accadde in Vicenza nel 1529.1 presso Tolomeo Gianicolo, con dedica al Cardinale Ippolito de’ Medici fatta da Gio. Battista Doria nobil Genovese. Gio. Battista Gelli2, e dietro a lui molti altri3 negarono che quest’Opera fosse veramente di Dante, e moltissime controversie nacquero sopra l’identità della medesima, perchè ad alcuni dispiaceva d’incontrare in essa delle cose poco favorevoli alle loro opinioni in proposito del volgare idioma, intorno al quale tanto fu scritto dai maggiori Letterati del secolo XVI. Le opposizioni fatte a questo libro svanirono tutte, quando comparve nella lingua originale, cioè in Latino, come lo scrisse Dante, per opera di Jacopo Corbinelli amicissimo del Tasso, ed a cui siamo debitori d’aver pubblicate altre opere per benefizio della Toscana favella. Pietro del Bene gentiluomo Fiorentino, avendo in Padova trovato un codice a penna contenente il Testo latino di quest’Opera, senza indugio lo trasmesse in Parigi al Corbinelli che colà si trovava al servizio della Regina Caterina de’ Medici4. Il Corbinelli pensò subito a comunicarlo al Pubblico per
- ↑ Col Castellano Dialogo del Trissino, così detto da Gio. Rucellai cugino di Clemente VII. ed allora Castellano del Castel S. Angiolo che fa in esso la principal figura. Crescimbeni lib. 11. del vol. IV. de’ suoi Comentarj Cent. 2. pag. 98. Questo volgarizzamento fu stampato ancora avanti il suddetto Dialogo in Ferrara per Domenico Memarelli nel 1583. in 8. con Dedica dello stampatore a Gio. Lorenzo Malpigli, e nel tom. 1. della Galleria di Minerva pag. 36.-62.
- ↑ In una Lezione sopra il XXVI. Canto del Paradiso, messa fuori dal Doni in Firenze nel 1547. e poi di nuovo dal Gello medesimo inserita in primo luogo fra quelle, che egli divulgò sopra Dante, e il Petrarca nel 1555. Ved. il Fontanini nell’Eloq. Ital. lib. 2. cap. 24. e nel cap. XI. del suo Aminta difeso.
- ↑ Ved. il Fontanini nel lib. 2. della sua Eloquenza Italiana.
- ↑ Intorno al Corbinelli si veda il Padre Negri nella Storia degli Scrittori Fiorentini pag. 325. Ne parlano ancora il Cinelli, ed il Canonico Biscioni nelle loro respettive Opere sopra gli scrittori nostri, manoscritti nella Magliabechiana.