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cupavano un buono spazio, e che si può credere essere state dirimpetto al luogo, ove era il Palazzo Salviati poi Riccirdi ed ora Stiozzi in via Por San Piero presso l’antico Convento dei Padri delle Scuole Pie1 vi era una volta, la quale si chiamava la volta della Misericordia, perchè al dire del Malespina autore molto antico, qualunque reo si fosse ivi ritirato godeva il privilegio dell’asilo2. Il dottissimo Vincenzio Borghini pensò che questa volta fosse un arco trionfale, o qualche cosa di simile3, e di tal sentimento fu pure Leopoldo del Migliore4; ma da un moderno accreditatissimo antiquario è stata creduta un arco degli acquedotti delle nostre terme5. Per quanta venerazione io abbia a questo soggetto, e per la sua dottrina, e per la sua perizia nella storia patria, non ostante mi dovrà esser permesso di attenermi all’opinione dei due sopramentovati scrittori, giacchè l’immunità che godevasi in questo luogo, mi ricorda quelle le quali erano a coloro accordate, che alle statue degli Imperatori Romani, ed alle altre fabbriche inalzate in onore de’ medesimi ricorrevano;6 e mi fa parer strano, che di tal privilegio si potesse profittare sotto una semplice arcata d’un acquedotto. Da questo luogo, il quale per dirlo di passaggio, era situato

    abitavano «quasi sul canto di Porta S. Piero, dove prima vi s’entra da mercato vecchio nelle case, che ancor oggi si chiamano degli Elisei, perchè è loro rimasa l’antichità».

  1. A questo luogo si adatta quanto si disse nell’antecedente annotazione.
  2. Nella citata storia del Malespina cap. 108. pag. 97. si legge tal cosa, e ne’ contratti antichi in quest’arco, o volta dicesi arcus pietatis.
  3. Borghini loc. citato pag. 212. e 213. ver. 11.
  4. Nella Firenze illustrata pag. 503.
  5. Questo antiquario è il nostro celebre Domenico Maria Manni, che di ciò parla nella sua operetta sopra le antiche terme di Firenze lib. II. cap. 12.
  6. Ved. la costituzione di Valentiniano, Teodosio, ed Arcadio del 386, ch’è inserita nel codice Teodosiano lib. 9. tit. 44. De his qui ad statuas confugiunt, e nel codice Giustiniano lib. I. cod. tit. ed il dottissimo Jacopo Golofredo nelle sua annotazioni al sopraddetto codice Teodosiano.