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delle immagini, si comprende dall’uso, che i pittori fecero dei pensieri nella medesima mirabilmente dichiarati ed espressi1. Hanno perciò i curiosi voluto ricercare donde prendesse Dante l’idea del suo Inferno. Il tante volte lodato Monsignor Fontanini nel suo libro dell’Eloquenza Italiana2 parlando del celebre Romanzo intitolato il Guerrino di Durazzo detto il Me-

  1. Diversi Pittori, come apparisce dalle loro Vite, presero da Dante alcune idee. Fra gli altri Andrea di Cione Orgagna in una cappella degli Strozzi in S. Maria Novella ritasse l’Inferno, come aveva già fatto nel Campo Santo di Pisa il suo fratello Bernardo (Vasari Vite dei Pittori Part. I. pag 104.) La qual pittura è stata ristorata nel 1738. dai padroni di detta cappella, e i medesimi vi hanno apposta un’iscrizione in memoria di ciò. Vincenzo Borghini, il quale fece i pensieri della pittura della cupola del nostro Duomo, ricavò la figura di Lucifero dalla descrizione che ne fa Dante nel Canto XXXIV. dell’Inferno. Non voglio lasciare ancora di dire che ci è una stampa in 4. fogli grandi, la quale rappresenta il medesimo Inferno di Dante, dedicata a Cosimo II. Gran Duca di Toscana con lettera in data del dì 20. maggio 1612. Fu la medesima disegnata da Bernardino Poccetti, ed incisa dal celebre Jacopo Callot Loreno. Tutto il contenuto della Commedia in bellissimi disegni parte in matita e parte a tratti acquerellati fu con ardite imagini figuarato da Federigo Zuccheri. Si vede espresso in un suo libro che esiste nella R. Galleria di Firenze ove è ancora trascritto il Poema. Alcuni disegni dello Stradano si conservano nella Laurenziana:
     Trovo detto senza autorità nel tomo 53. part. 1. pag. 6. do la Biblioteque des romans «On representait en France le Poeme du Dante de la même maniere qu’au vieux tems de la Grece let Rapsodes ailoient representer l’Iliade de ville en village, un Acteur prenant pour lui le recit du poete, et les autres les paroles qui étoient mises dans la bouche des Heros». Io non ho finora (1800) indizio di questo spettacolo se non quello che mi presta la memoria del maggio 1304. Quando era qua il celebre Cardinale da Prato, come narra il Villani lib. 8. cap. 70, si volle rappresentare l’Inferno, nel quale spettacolo rovinò il ponte alla Carraja ch’era di legno con morte, e rovina di molta gente. Del resto difficile sarebbe di esprimere in scena le idee di Dante con proprietà, ed or non piacerebbe punto che fosse fatto.
  2. Lib. 1. cap. 26.