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172 | memorie |
nelle nostre Librerie, o che sono stati pubblicati per mezzo delle stampe averei certamente materia per un non mediocre Volume. In fatti non vi è forse alcuno, il quale sia stato vago di raccorre i più preziosi manoscritti, o di scorrere i codici delle tante biblioteche di questa nostra Patria, e di altrove, il quale non si sia più d’una volta imbattuto in qualche fatica fatta sopra la Commedia di Dante. Le copie di essa si sparsero ben presto per tutti i luoghi1, e dopo l’invenzione della
- ↑ Non v’è biblioteca in Italia, che più Codici non conservi della Commedia di Dante; e di molti scritti nel secolo XIV. potrei far menzione se non temessi di esser troppo prolisso. La
merone nel Proemio, ora il buono, ora l’antico comentatore, perchè secondo quello che pensano i medesimi, chi lo fece, dette al suo lavoro cominciamento nel 1334. Si sa per altro che Autore ne fu Jacopo della Lana Frate Gaudente Bolognese, e che per render comune quest’opera, Alberigo Rosada (o di Rosate da Bergamo dottor di Legge in Bologna) la trasportò in lingua latina (Ved. il Gelli nella Lezione III. della sua prima Lettura di Dante). Rilevai da una lettera scrittami dal canonico Dionisi che egli inclinava a credere come autore di questo comento Michino da Mezzano canonico di Ravenna, e familiare del Petrarca. Del resto oltre Benvenuto di Gran Compagno Rambaldi da Imola che nel 1389. comentò Dante come egli attesta a pag. 1074. del Tom. I. antiq. Ital. del Muratori che lo pubblicò, e che inavvertitamente disse aver egli scritto circa il 1376. (ved. per altro il Mehus nella Vita del Traversari part. CLXXXII.) Fra Riccardo Teologo Carmelitano, Andrea Partenopeo, Guiniforte Barzisio Bergamasco (del quale vedi de Bure nella sua biblioteca instruttiva tom. 1. delle belle lettere pag. 621. che cita un codice manoscritto in foglio di pergamena abbellito con vari ornamenti e rilegato in marocchino antico con le armi di Francesco I. Re di Francia, il quale esiste nel gabinetto di libri del Conte de Lauraguais: contiente questo, il suo commento sopra l’Inferno di Dante e pare che sia una offerta fatta da Guiniforte a quel Sovrano). Martino Paolo Nidobeato Novarese, Fra Paolo Albertino dell’Ordine de’ Servi di Maria (P. Agostini nel tom. 1. degli Scrittori veneziani, ed il Senator Flaminio Cornaro nella III. Decade delle Chiese di Venezia), quanti altri Comenti ci sono involti fra la polvere nelle private Librerie, dei quali se ne ignora l’autore! Io non ho per ora tempo da registrare tutti quelli, dei quali ho preso memoria ne’ miei Zibaldoni.