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Mariano da Tortona spiegò a Filippo Maria Visconti1 ed anco in Venezia Gaspero Veronese spiegò pubblicamente Dante, come si rileva dal poema intitolata Leandris; lo che ridonda in maggior gloria del Poeta, perchè non si può credere che la parzialità, che gli uomini hanno per i loro concittadini, inducesse i Capi di quella Università ad ordinare la lettura sopra Dante, ma bensì la piena notizia del merito di un’opera tanto eccellente. Che se l’essere stato nelle pubbliche scuole esposto il Poema di Dante, mostra ben chiaro il pregio, in cui lo tennero i nostri maggiori; le private fatiche fatte sopra di esso provano senza fallo l’ardente desiderio, che essi ebbero sempre di penetrare i veri sensi dello stesso Poema. Ma se io volessi parlare di tutti coloro, i quali presero a fare i tanti Compendj in versi2, ed i tanti commenti in lingua volgare, e latina3, che si trovano

  1. Tiraboschi tom. 14. pag. 27.
  2. Senza rammentare la fatica di Cecco di Meo Mellone Ugurgueri Sanese, che Girolamo Gigli progettò d’inserire nella sua collezione intitolata l’accademia Sanese Tom. XXXIX. (Ved. il suo Diario Sanes' Tom. I. pag. 250.); ed i 25. Sonetti di Mino di Vanni, i quali erano in un manoscritto del celebre Muratori; Gio. Boccaccio compendiò in 3. Capitoli la Commedia, e questi 3. Capitoli si contengono in un Codice Riccardiano scritto nel 1429. Cod. O. I. N. XXV., Membranaceo in foglio. Il Manni nella Istoria del Decamerone part. 1. cap. 21. mostra di dubitare, se veramente questa poesia debba credersi del Boccaccio. Del Petrarca nella detta Libreria Riccardi si conserva un prologo sopra la Commedia non intiero; e molto si disputa intorno al vero autore del compendio del Poema di Dante compreso in 11. capitoli, dei quali parla il Lami nelle sue Novelle Letterarie dell’anno 1756. num. 39. e 40. Di sopra noi dicemmo che detti Capitoli probabilmente sono opera di messer Busone da Gubbio Anco Simone di Ser Dino Forestani fu gran veneratore di Dante, in lode del quale scrisse un capitolo che contiene molte notizie sulla vita di lui, e si legge nella Strozziana come ne dice il Crescimbeni ne’ suoi Commentari vol. 1. part. 2. lib. 4. ediz. di Venezia del 1730. pag. 209.
  3. Il più antico di tutti i Comenti, se non è quello di Pietro figliuolo di Dante, di cui si è altrove parlato, si dee credere l’altro chiamato dai Deputati sopra la correzione del Deca-