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ora in un altro1, attesero a spiegare quello, che aveva inteso dire nella sua opera Dante, ed in tempi più vicini a noi nell’Accademia Fiorentina sono state recitate moltissime lezioni sopra qualche luogo di essa dai più chiari ingegni che sieno quivi fioriti2; delle quali lezioni una buona parte ne è alle stampe3. Non solamente in Firenze vi fu questo bel costume di dichiarare dalla Cattedra i nascosi, e mirabili sensi della Commedia di Dante; ma in Pisa similmente, ove fu sempre famosa Università4, nel 1385. in circa spiegava il detto libro Francesco di Bartolo da Buti5, uomo di non mediocre dottrina, siccome apertamente si vede nella sua fatica, o comento che fino ad ora non ha ve-

    di Dante in Firenze, perchè fra questi vi sono stati molti Letterati di un merito distinto, come Filippo Villani, Francesco Filelfo, Fra Domenico di Gio. da Corella dell’ordine de’ Predicatori ec. Intanto si consulti quanto ne dice il Canonico Salvini nella mentovata Prefazione ai suoi Fasti Consolari.

  1. Il Boccaccio, come si è detto, in S. Stefano espose la Commedia di Dante. Se gli altri facessero ciò sempre in detta Chiesa, non mi è noto; ma è probabile che no; e negli ultimi tempi quando prese una forma certa la nostra Accademia, nel luogo ove la medesima si radunava, recitò le sue Lezioni Gio. Battista Gelli (Memorie degli uomini illustri dell’Accademia Fiorentina pag. 54. e 55. ed i Fasti Consolari del Canonico Salvini pag. 77. e 116.).
  2. Vedi i Fasti Consolari del Canonico Salvino Salvini.
  3. Fra le altre quelle di Gian Francesco Giambullari, di Francesco Verino, di Giambatista Gelli, di Cosimo Bartoli, di Benedetto Varchi, ec.
  4. Di questa celebratissima Università ne scrisse la Storia il Dottor Stefano Maria Fabbrucci pubblico Lettore di Gius civile nella medesima, mio affezionatissimo Maestro.
  5. Alcuni hanno creduto, che questo in Firenze esponesse la Commedia di Dante; ma il mentovato Fabbrucci nel suo libro intitolato «De nonnullis quae constitutae recens Pisanae Universitati sinistra contigerunt, vel incommoda» pag. 25. e seg. fa vedere che messer Francesco Dottore in Grammatica, come allora si dicevano gli Umanisti, nello Studio di Pisa lesse veramente il nostro Dante. In questo impiego Francesco durò molti anni, come da quanto dice il Fabbrucci apparisce.