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e dal Raffaelli1 per sostenere il loro assunto, e raccogliendo i luoghi della Commedia, dai quali si può venire in cognizione del tempo preciso, in cui scriveva le respettive parti di essa, porre in chiaro quando dette principio alla medesima, e quando la condusse a fine2, non mi sarebbe facile lo sbrigarmi in poche parole, nè senza molte osservazioni, ricerche, e digressioni uscire dal mio impegno. Lo scopo di questa mia fatica non mi permette che mi prolunghi assai in questa sola cosa, onde in breve mi contento di dire, che è molto probabile aver Dante principiato a comporre il suo Divino Poema avanti che fosse esiliato dalla Patria, perchè di questo ci assicura il Boccaccio sulla fede di persone, le quali potevano avere piena contezza di un tal fatto; e che lo stesso Dante desse a questa sua fatica l’ultima mano innanzi

    detto che in età d’anni 35. Dante passò a Verona, perchè se l’Autore della Lettera di monsignor Giusto Fontanini scritta dagli Elisi, fosse stato più attento a notare tutti gli sbagli del Maffei, gli avrebbe potuto rinfacciare, che Dante aveva 37. anni, quando fu esiliato dalla Patria, e che per conseguenza passava i 35. allorchè si portò a Verona. Io non voglio dissimulare, che il Maffei fonda il suo sentimento intorno al tempo, nel quale principiò Dante la sua Commedia, sopra un luogo del primo Canto dell’Inferno, in cui crede che il Poeta alluda a Can grande; ma se io potessi estendermi ad esaminare posatamente il detto passo, spererei di far vedere che la congettura del Sig. Marchese è molto equivoca.

  1. Nel suo Trattato intorno a messer Busone da Gubbio cap. 4. Non mi posso lusingare che il dotto Sig. Raffaelli avesse scritto esser probabile che principiasse Dante la sua Commedia dopo la morte di Arrigo VII. ec. se egli avesse fatto riflessione, che in tutto il Poema l’Autore mostra di fondare ogni speranza di veder riformata l’Italia sopra la venuta del detto Imperatore.
  2. Giusepe Torelli Veronese in una sua lettera al Marchese Maurizio Gherardini sopra Dante (pag. 14.) cita un codice Veronese manoscritto nel 1308. della Commedia, di Fra Stefano di Francesco Fiorentino dell’Ordine de’ Predicatori, Professore di Teologia, dimorante nel castello della città di Bologna, nel quale sta espressa in margine brevemente, e chiaramente l’orditura della medesima; se pure la detta data del 1308. non è erronea, come inclino a credere per tutto l’andamento dei fatti narrati.