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possiamo prestar più alcuna credenza alla fede umana, o la Commedia, che in tanti manoscritti di un’antichità rispettabile porta in fronte il nome di Dante1, è veramente opera di lui. Il dotto Marchese ed Abate Giuseppe Garampi ha però soddisfatto ai dubbj del Padre Harduino in una sua Dissertazione impressa nel primo Volume della Commedia che Giuseppe Berno pubblicò in Verona2; onde in tal modo sono tolti tutti gli scrupoli, che l’ingegnoso Gesuita poteva avere risvegliati nel capo di qualche Critico troppo delicato. Erasi l'Allighieri accinto a fare il suo Poema in versi latini3, ma o che

  1. Il testo della Commedia di Dante col Comento scritta nel 1334. il quale possedeva il celebre Vincenzo Borghini, al dire di Giorgio Vasari nella Vita di Cimabue; l’altro copiato da Gio. Boccaccio, e dedicato al Petrarca, il quale si conserva nella Vaticana (Fontanini Aminta difeso cap. XIV.) quello che abbiamo qui in Firenze nella Libreria di S. Croce scritto di mano di Filippo Villani nel 1343. e tanti altri che si tralasciano per brevità, non pruovano bastantemente che di Dante Allighieri è la Commedia che va fregiata col suo nome?
  2. Nel 1749. in 3. Vol. in 8. pag. 39. e seg. Un compendio di questa Dissertazione si legge nel primo Vol. del Magazzino Toscano pag. 73. e seg.
  3. Il Boccaccio nella Vita di Dante dice che principiava così:

            «Ultima regna canam, fluido contermina Mundo
            «Spiritibus quae lata patent, quae praemia solvunt
            «Pro meritis cujuscumque suis ec.

    quantunque il Varchi nell’Ercolano, edizione di Firenze pag. 189. affermi il suo cominciamento essere stato questo verso:

              Infera regna canam, mediumque imumque tribunal

    scambiando forse come osserva il Bottari nelle note a detto luogo, dall’Epigramma di Coluccio Salutati da noi riferito sopra pag. 106. not. 6. Otto di questi versi Latini tratti dal cod. 14. del Banco 62. della Libreria Mediceo-Laurenziana contenente parte del Comento di Francesco da Buti sopra la Commedia di Dante ne riferisce ivi lo stesso Bottari i quali sembrano essere la fine dell’Inferno. L’Abate Salvini nelle Note al Comento del Boccaccio sopra il Cant. I. dell’Inferno Tom. VI. pag. 336. dell’edizione delle