Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/156


di dante alighieri 149


Nel 1396. la Repubblica Fiorentina, la quale non aveva curato in vita questo suo Concittadino, pensò di fargli innalzare nella Chiesa di S. Maria del Fiore un’onorevol Sepolcro; ma o per trascuraggine di chi ebbe la cura di questo lavoro, o per altra cagione, questo bellissimo pensiero non ebbe effetto1. Nel 1429.2 con grande instanza furono chieste le ceneri di Dante dai Fiorentini, i quali non le poterono avere, perchè è probabile che i Ravennati non volessero privarsi di questo tesoro, di cui tanto si pregiano. Alcuni Fiorentini, dopo del tempo, tentarono di nuovo di ottenere dal Pontefice Leon X. le dette ceneri, avendo disegnato di erigere un magnifico Deposito, e benchè in questo affare si fosse mescolato il divino Michel Angiolo Buonarroti, il quale si esibì di concorrere a detto lavoro3, pure non fu possibile, non so qual ne fosse la cagione, che le sup-

  1. La Repubblica aveva allora in animo di far non solo il Deposito a Dante, ma ad altri Letterati Fiorentini ancora, come al Boccaccio, all’ Accursio, al Petrarca ed a Zanobi da Strada. Ammirato il Giovane nelle giunte alla Storia dell’altro Ammirato, lib. 16. tom. 2. pag. 885. lo che al dire del Migliore non fu eseguito per non essersi potute avere le loro ossa. Migliore, Firenze Illustrata pag. 34.
  2. Nell’Uffizio delle Riformagioni si conserva la lettera che in detto anno scrisse la Repubblica. Canonico Salvini Pref. ai Fasti Consol. dell’Accad. Fiorent. pag. 17.
  3. Di ciò con autentico documento ragiona il Gori nella Annotazioni alla Vita del Buonarroti scritta a dettatura del medesimo dal suo scolare Ascanio Condivi, ed impressa in Firenze nel 1746. pag. 114. Da una lettera di Marsilio Ficino a Cristoforo Landino, impressa in principio del Commento del medesimo Landino sopra la Commedia, s’impara che l’immagine di Dante era stata per onoranza solennemente coronata di lauro nel nostro Tempio di S. Giovanni, ed allora si avverò per dir così quello che lo stesso Poeta s’immaginò nel Canto XXV. del Paradiso vers. 7. e seg. (Ved. il Padre Richa nella Storia delle Chiese Fiorentine altre volte citata Tom. V. pag. 68.). Per altro vi è chi dubita di questo fatto, di cui non si sanno le circostanze; ed in quanto alla Lettera del Ficino viene da costoro spiegata allegoricamente. Ved. l’Annotazioni al detto luogo del Paradiso nell’edizione di Verona 1749. in 8° della Commedia Tom. III. pag. 277.